Castello. L'antico Municipio restituito ai cagliaritani dopo un lungo restauro. Era chiuso da trent'anni
Il sindaco: ottima opportunità per il turismo. Nel punto ristoro i gestori del Bastione
Ennio Neri cagliari@ilsardegnablu.it ¦
Bacaredda lo chiuse e scontentò i castellani. Floris lo riapre, ma c'è qualche abitante che protesta. Ha le polemiche nel destino l'antico palazzo Civico riaperto ieri mattina, dopo 30 anni di oblio, dal sindaco Emilio Floris. Nastri, flash, telecamere e applausi, proprio come nelle grandi occasioni. Ma non c'è festival che si rispetti senza polemiche.
IL PRESIDENTE della circoscrizione Gianfranco Carboni, che si è opposto all'idea dell'apertura di un caffè letterario e di un ristorante nel palazzo, tappezzando il quartiere di manifesti, ha avuto ieri un vivace battibecco con Pierpaolo Manca, suo predecessore. Una zuffa che gli ha causato qualche problema all'ingresso. Passata la burrasca, spazio all'emozione del primo cittadino che rimette piede nel luogo storico della municipalità cagliaritana. «Fu Ottone Bacaredda a intuire la proiezione della città verso il mare», ricorda Floris, «oggi il palazzo riapre i battenti e viene riqualificato per il rione. Da recuperare anche in funzione del turismo, il settore trainante del domani». E alla politica. «Dispiace dover fare i conti con chi ha pensato di fermare la riqualificazione degli edifici», spiega, forse riferendosi a palazzo Aymerich, quando la Regione fermò le ruspe pronte a radere al suolo il primo piano del palazzo e il portico Laconi, per ricostruirli “fedelmente”, «e con chi ha varato», conclude, «regolamenti regionali incomprensibili ». In visibilio, l'assessore alla Cultura Giorgio Pellegrini. «Possiamo tranquillamente immaginare un filo invisibile che collega Ottone Bacaredda ed Emilio Floris», ha sottolineato, «il primo ha lasciato il Palazzo di Città per trasferirsi nel bellissimo edificio di via Roma, il secondo lo ha restituito ai cagliaritani». Dopo gli elogi a Floris e gli attacchi a Soru per Betile che sfregia Sant'Elia (anche se la decisione di costruire il museo lì è proprio del sindaco) chiude con: «Viva Bacaredda, viva Floris». Le fa eco la dirigente Ada Lai che saluta con un «Grazie, grande sindaco ».
DUE I COLLEGAMENTI con la passeggiata coperta. Il primo è sotterraneo e passa dalle cisterne del palazzo e arriva alla Galleria, il secondo è alla luce del sole e riguarda la gestione. La struttura, inserita nel progetto Città Regie, va in carico alla coop Blu Pegaso, la stessa della Galleria. All’interno dell’edificio, visitabile tutti i giorni dalle ore 09:30 alle 13:30 e dalle 16 alle 20, sarà possibile ammirare alcune esposizioni permanenti: il Fondo Etnografico Manconi- Passino, il Fondo Ceramico della Collezione Ingrao, il Fondo d’Arte Sacra della Collezione Ingrao, nonché alcuni splendidi arredi prelevati dal Palazzo Civico di via Roma . Prossimamente, è prevista l’apertura di un caffè letterario. E di «un piccolo punto di ristoro», spiega Ada Lai. Chissà che avrebbe detto Bacaredda. ¦
La chiave
Progetto del 1331 lo volle Alfonso IV ¦
¦ Le origini del Palazzo di Città risalgono 1331, quando Alfonso IV d'Aragona concesse l’area dove sorgeva una “lotgiam regalem” ai consiglieri del capoluogo, per costruire un palazzo in cui tenere le loro riunioni.
Ha ospitato anche il Conservatorio ¦
¦ Nel 1787 venne completamente ristrutturato. Fino al 1906 fu sede del Municipio. Dal 1922 al 1931, ospitò il Liceo musicale ed in seguito, dal 1939 al 1970, il Conservatorio di musica dedicato a Pierluigi da Palestina.
Tra sale e anditi una caffetteria ¦
¦ Il sottopiano è suddiviso in deposito e sala per l’esposizione, il piano terra ospiterà il book shop e la caffetteria, il primo piano sarà riservato alle esposizioni più importanti, mentre nel secondo avranno sede gli uffici.
La polemica
«Spazi per anziani, nessuno ci pensa» ¦
¦ Il presidente del centro storico, Gianfranco Carboni, ha tappezzato il quartiere di manifestini. «Al posto di caffè e punto di ristoro era meglio una struttura per anziani o un centro di informazione turistica».