COMUNE. Ordinanza per una casa costruita sulle rive dello stagno
Demolizioni a Medau su Cramu, ora si fa sul serio: il Comune ha notificato la prima ordinanza di sgombero di una casa costruita abusivamente sulle rive dello stagno di Molentargius. Il prossimo passo sarà quello delle ruspe. Lo scorso 6 novembre il dirigente del servizio Patrimonio ha firmato due documenti indirizzati ai fratelli Lazzarino e Giancarlo Porcu, proprietari di una villetta in via del Sale, ereditata dal padre e divisa in due abitazioni. Dovrà essere lasciata libera entro la mattina del 4 dicembre. «Qualora non si ottemperi entro tale termine», avverte il Municipio, «l'amministrazione provvederà comunque, senza ulteriore preavviso, ad immettersi nel possesso dell'immobile per eseguire la demolizione delle opere abusive».
TERRA BRUCIATA A fine ottobre il Comune aveva già iniziato la procedura, che consiste nel far terra bruciata attorno agli edifici irregolari: il servizio di Edilizia privata aveva inviato ad Abbanoa e all'Enel una richiesta di distacco degli allacci idrici ed elettrici. L'immobile è stato poi acquisito gratuitamente al patrimonio del Comune, visto «l'accertamento dell'inottemperanza all'ingiunzione di demolizione», notificato in precedenza ai due fratelli.
RICORSI Lazzarino Porcu definisce «un'ingiustizia» quello che sta succedendo, annuncia ricorsi e precisa: «È stato mio padre a commettere l'abuso, per cui abbiamo anche pagato l'oblazione per la sanatoria nel 1984. L'immobile è stato regolarmente accatastato». Il suo caso è simile a quello di molti altri, a Medau su Cramu, «ma non si capisce perché la nostra pratica sia l'unica ad andare avanti. Non siamo mica i peggiori. Molti hanno costruito dopo il 2000. Evidentemente siamo uno scalpo da mostrare all'opinione pubblica: in tre settimane hanno fatto quello che non è stato fatto in trent'anni».
LA CASA La villetta grigia è divisa in due: da una parte la casa di Lazzarino Porcu, in cui vivono anche la moglie, due figlie e la madre ottantacinquenne, dall'altra il fratello Giancarlo e la figlia di quest'ultimo. «Gestiamo una pizzeria, questa è la prima e unica casa. Non sapremmo dove andare. Nessuno ha pensato che dietro i fascicoli ci sono vite umane con le loro storie». Rimangono gli abusi edilizi in una zona vincolata e ad alto valore naturalistico: «Mio padre lavorava nelle saline, ha preso questo terreno e lo ha ripulito. Lo rivogliono indietro? Ci rimetteremo l'immondezza che c'era negli anni Settanta».
Michele Ruffi