Nella sezione destinata ai boss ci sarebbero «cunicoli e vie di fuga»
Mauro Pili e le foto segrete «del disastro di Uta»
Dio conservi le vecchie e malandate mura di Buoncammino. Perché il nuovo penitenziario di Uta - è la denuncia del deputato di Unidos, Mauro Pili - è ancora un cantiere informe lontanissimo dagli standard minimi di sicurezza, nonostante in teoria avrebbe dovuto essere inaugurato a stretto giro di posta col trasferimento di tutti i detenuti attualmente rinchiusi a Cagliari. «Aprire quel carcere in queste condizioni è semplicemente un reato - attacca Pili che ha immediatamente presentato un'interrogazione parlamentare sul punto -. Si gioca sulla pelle degli agenti penitenziari che sarebbero costretti ad operare senza alcun tipo di rispetto delle più elementari regole di sicurezza, a partire dall'esistenza di un cantiere senza fine all'interno della struttura».
IL DOSSIER SEGRETO Stavolta l'ex presidente della Regione ha aggiunto al suo j'accuse un corposo dossier fotografico che sarebbe stato tenuto segreto dal Dap, zeppo di scatti fatti all'interno del cantiere in cui sono a suo dire evidenti le «nefandezze» di in una struttura «costata già 95 milioni di euro». Criticità tra cui spiccano «vie di fuga nell'area di massima sicurezza» e «tombini scoperchiarti che connettono interno ed esterno con condotte ad altezza d'uomo», classificabili come manna dal cielo per i boss mafiosi che dovessero finire a Uta. Ma anche «un'area sospetta con rifiuti tossico nocivi e laghetti di raccolta corrosi dai liquidi di scarico».
CANTIERE INFINITO «Per la prima volta - dice il deputato -, nonostante i divieti apposti dal Dap, si è riusciti a conoscere lo stato dell'arte dei lavori del 41 bis, le celle dedicate ai capimafia. Le immagini sono eloquenti. Celle dei boss senza muri, un cantiere a cielo aperto, a diretto contatto con l'area del carcere che vorrebbero aprire nelle prossime ore contro tutte le regole di sicurezza sul lavoro e in dispregio di leggi in materia di collaudi e autorizzazioni». E ancora: «È evidente che la gestione di questa struttura da parte del ministero della Giustizia e quello delle infrastrutture è davvero scandalosa».
MANCANO I COLLAUDI Ma la partita si gioca anche sul terreno dei collaudi, che secondo Pili sarebbero ancora in alto mare: «Non ce n'è traccia - attacca -, così come di certificati di prevenzione antincendio e dell'obbligatorio certificato di agibilità». Una situazione che per Pili rischia di sconfinare nel penale: «Se il carcere dovesse essere aperto senza rispettare il minimo di norme vigenti in materia di sicurezza, agibilità e collaudi, saremmo in presenza di reati come l'omissione d'atti d'ufficio e l'omesso controllo. Il tentativo maldestro del Dap di trasferire detenuti e agenti nel nuovo carcere di Uta è un atto di arroganza grave soprattutto perché ignora normative obbligatorie in materia di sicurezza e prevenzione».
COSTI ESORBITANTI Infine Pili tocca il capitolo costi, in perenne salita. «Quel che è più grave è il quadro finanziario - conclude il deputato - che ha raggiunto l'esorbitante cifra di 94,5 milioni di euro, a fronte di una disponibilità per 89,8 milioni. Oltre 3 milioni di euro sono già a carico del Piano carceri per i lavori di completamento e gli allacci, mentre sono stati stanziati 1,4 milioni di euro per maggior costi dei materiali e 3,3 milioni di euro derivanti da una transazione del 28 marzo 2013 stipulata con l'appaltatore. A questo si aggiunge ancora che il Commissario è stato autorizzato con la variazione al Piano del 18 luglio 2013 all'utilizzo delle maggiori somme per 4,7 milioni di euro per Uta. Un pozzo senza fondo senza collaudi e senza autorizzazioni». Insomma, se il quadro è davvero questo conviene che a Buoncammino si disfino le valigie.
Massimo Ledda