Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sul palcoscenico il martirio dell'attore

Fonte: L'Unione Sarda
11 novembre 2014


Teatro. “Vocazione” per la rassegna Cada Die a Cagliari

 

Vita e arte si rincorrono tra verità e finzione
nello spettacolo ricco di citazioni di Manfredini

 


U no spazio scenico semibuio, circondato da sedie e con un fondale trasparente, dove verità e finzione, sogni e delusioni, dubbi e certezze, successi e fallimenti, autoreferenzialità e sofferenza, si mescolano e si confondono. Un palcoscenico su cui “celebrare“ il “martirio dell'attore”. Perché Vocazione , proposto i giorni scorsi alla Vetreria di Pirri da Danio Manfredini e Vincenzo Del Prete per la stagione allestita da Cada Die, è una pièce sulla figura dell'attore, su come vita e arte, da sempre, si influenzino a vicenda. «La vita è un'imitazione dell'arte, quanto l'inverso» scriveva l'antropologo Victor Turner nel saggio Dal rito al teatro , che il Mulino ha ristampato lo scorso anno. Ideato e diretto da Manfredini, lo spettacolo, si muove in una molteplicità di direzioni (recitazione, accenni coreografici, canto, impiego di maschere stile Familie Floz), toccando autori e personaggi che l'attore lombardo, crudele, ironico, tenero, risucchia in un vortice di citazioni e rimandi. C'è il Minetti-Re Lear di Thomas Bernhard, la Nina de Il gabbiano e il guitto Svetlovidov del Canto del cigno , entrambi cechoviani, il dispotico, capriccioso, istrionico Sir Ronald, figura attorno al quale ruota Servo di scena di Harwood, l'attore ormai in rovina e l'Elvira-Erwin di Un anno con 13 lune di Fassbinder, il personaggio di Psicosi delle 4.48 di Sarah Kane. E un richiamo anche a proprio lavoro, Tre studi per una crocifissione . Tutto questo, e altro ancora, per raccontare un lavoro, quello dell'attore, un luogo, il teatro, capaci di divorare un'esistenza intera: «percorriamo questa strada, quest'unica strada finché moriamo». Per descrivere, e fare immaginare, la fatica del far teatro, la logora quotidianità del teatrante («voglio smettere di truccarmi la faccia tutte le sere, di mettere vestiti non miei, voglio una vecchia tranquilla»), il corpo a corpo con le proprie debolezze, le paure, la follia. Un teatro nel teatro che piace a molti (la sala era gremita) e scontenta altri, e che alla fine raccoglie lunghi applausi.
Carlo Argiolas