Il presidente Anci Pier Sandro Scano: va bene semplificare, non aumentare la pressione
L'esecutivo corre, nuovo fisco comunale nella legge di Stabilità
Troppo scottati per i pesantissimi tagli alla spesa corrente negli ultimi anni, i sindaci non sanno se applaudire o piangere di fronte alla nuova trovata della “local tax”. Luci e ombre - dicono in coro - vediamo cosa succederà. I tempi saranno brevi.
Ufficializzato da Renzi a Milano all'assemblea dell'Anci (associazione nazionale dei Comuni italiani) l'avvento della tassa unica dovrebbe dare agli enti locali la tanto auspicata autonomia fiscale e organizzativa. «Vi diamo degli obiettivi e poi fate come vi pare», ha sintetizzato il premier, «è evidente che poi ne risponderete di fronte ai cittadini». Il governo accelera: punta a inserirla nella legge di Stabilità nel corso dell'iter parlamentare che entrerà nel vivo da domani, quando ci sarà il vaglio delle ammissibilità dei 3700 emendamenti presentati dai deputatati. Ovviamente c'è attesa per la firma dell'esecutivo sulla futura tassa a piena gestione locale, che dovrebbe accorpare l'Imu, la Tasi (non la Tari) e diversi altri balzelli.
«È un disegno di semplificazione, e nella selva attuale di tasse e compartecipazioni stabilite con meccanismi spesso complicati, è un bene», spiega Pier Sandro Scano , presidente di Anci Sardegna. «Ancora: se il Comune ha un ambito proprio di fiscalità può programmare in modo più responsabile. Un altro punto a favore riguarda l'autonomia organizzativa: lo Stato ci dà il saldo, dice che dobbiamo contribuire per una cifra X, poi elimina i vincoli e lascia libertà su come conseguire il risultato». Ma l'altra faccia della medaglia - prosegue Scano - sta nell'entità della tassazione. «Quale che sia il sistema, il rischio è di scaricare sui Comuni un incremento di fiscalità, e in Italia abbiamo già un livello altissimo, che uccide l'attività economica».
Il sindaco del capoluogo, Massimo Zedda , sostiene che «va benissimo unire le voci, ma la condizione è che i Comuni non debbano trovarsi costretti ad aumentare le tasse ai cittadini. Insomma, non vorrei che si trattasse di un modo per scaricare su di noi i tagli dello Stato. Cagliari, in tre anni, ha avuto 55 milioni di euro in meno di trasferimenti, e non si possono fare ulteriori sacrifici». Mario Bruno , sindaco di Alghero, sottolinea che «l'autonomia è un valore, e la “local tax” rientra nella logica del federalismo e di una maggiore responsabilità, ma oggi dallo Stato ci attendiamo servizi, non innalzamento della pressione fiscale».
«Per valutare la “local tax” bisogna vedere le carte, perché, si sa, il demonio si nasconde nei particolari», dice Emiliano Deiana , sindaco di Bortigiadas. «Comunque, una nuova tassa locale, soprattutto per i comuni piccoli e con pochissime entrate proprie (e cittadini da spremere ) significa mantenere l'attuale livello dei trasferimenti statali. Una tassa che sia comprensiva di tutto ha necessità di una base di calcolo certa che può essere data solo dal patrimonio posseduto: nel qual caso si rischierebbe di chiamarsi “patrimoniale comunale”».
Eugenio Lai , sindaco di Escolca, non ci sta: «Basta, ci hanno trasformato in esattori. Ogni volta c'è qualcosa di nuovo, che si traduce sempre in un prelievo alle famiglie. In cambio non abbiamo certezza su nulla. Che senso ha dare 80 euro ai lavoratori se poi si aumenta la tassazione a livello locale?».
Fortemente critico Gianni Argiolas , sindaco di Monserrato: «Ho partecipato all'assemblea dell'Anci con la speranza di sentire buone notizie, di riacquistare un po' di fiducia, invece torno assolutamente insoddisfatto e pessimista. Cosa penso della “local tax”? Che cambiando l'ordine degli addendi la somma sarà sicuramente più elevata».
Forse non ha tutti i torti il ministro Lupi, quando sottolinea che «le tasse sono già troppe: nella collaborazione tra Stato, Regioni e Comuni forse prima di introdurre local tax sarebbe meglio pensare a come usare meglio le risorse». Ma il sottosegretario Graziano Delrio ne è convinto: «Sarà una grandissima rivoluzione. Oggi i comuni hanno quote di Irpef, e l'Imu con un pezzo allo Stato. Quando avevo un altro ruolo chiedevo sempre responsabilità fiscale, e questo perché se imponi delle tasse a un cittadino questo deve sapere poi di chi deve chiedere se mancano i servizi».
Cristina Cossu