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Le province sarde? "Non verranno abolite”

Fonte: web SardegnaOggi.it
4 novembre 2014

 

Le province sarde? "Non verranno abolite”
"Sarà difficile ricollocare tutto il personale che lavora nelle strutture provinciali. Verranno probabilmente trasformate". E' la sintesi di Roberto Di Quirico, docente di Scienza Politica dell'Università di Cagliari.



A due anni dal referendum che le aboliva le province sono ancora là. Oltre al commissariamento, ci si aspettava entro un anno un nuovo assetto organizzativo capace di sostituire le competenze e mantenere i servizi: da allora invece è tutto fermo. La democrazia diretta ha dovuto mettere il freno a mano di fronte alla macchina lenta e farraginosa della politica, che ha dimostrato ancora una volta di avere tempi di reazione lunghi e contorti, visto che ancora non è riuscita a prendere nessuna decisione per rispettare la volontà popolare. Oggi parla Roberto Di Quirico, docente di Scienza Politica e ricercatore dell'Università di Cagliari, esperto di Province sia dal punto di vista storico evolutivo sia da quello economico.

Professore, dieci quesiti votati quasi due anni fa ma molti, quasi tutti, non sono ancora stati attuati. Cosa non va?

In teoria le province sono citate nella Costituzione, quindi per arrivare a cancellarle bisognerebbe percorrere un lungo iter di approvazione parlamentare. Inizialmente si pensava a un escamotage che prevedeva la riduzione progressiva di budget e di compiti che sostanzialmente 'spegneva' questi organi. Ora invece mi sembra che l'intenzione sia quella di aspettare una normativa nazionale e questo senza dubbio è andato a favore di chi non ha l'interesse a eliminarle.

Insomma, non si sa bene che fare? 

Non c'è solo un problema politico alla base. Da una parte la politica rallenta il processo per inerzia ed è chiaro che c'è qualcuno che ha interesse nel farla rallentare. Chi si è impegnato a ottenere posti dirigenziali ha tutto da beneficiare a tener tutto fermo perché ovviamente ne va della sua carriera. Dall'altra c'è però un problema cardine e cioè l'allocazione del personale in nuove strutture. C'è da considerarne anche il costo: probabilmente quello dei dipendenti raggiunge l'80% totale delle spese delle strutture provinciali. Spostando il personale da un ente all'altro il risparmio sarebbe praticamente nullo.

Tabula rasa e licenziamo tutti i dipendenti?

Se io licenziassi tutti, teoricamente si potrebbe risparmiare. Ma a quel punto risolvo un problema che esce dalla porta e mi entra dalla finestra, dovendo fare i conti con licenziamenti e liquidazioni. Non è possibile quindi licenziare, dobbiamo partire dal presupposto che sia indispensabile riallocare il personale, possibilmente nella struttura che si occuperà delle competenze relative alle strutture provinciali.

Si risolverebbe dando le competenze ad esempio ai comuni?

A mio parere i singoli enti comunali non posso sostituire una provincia. Una soluzione potrebbe essere un'Unione dei comuni, ma diciamocelo francamente, si potrebbe passare dalla padella alla brace, creando un enorme confusione: la mole di lavoro è enorme, si pensi alla gestione della viabilità, o della scuola. Delegare agli enti locali è un'operazione rischiosa. Si potrebbe colmare il vuoto creando un organo di raccordo tra gli enti, che deve essere sicuramente qualcosa di più articolato dell'Unione dei comuni che richiederebbero anni di rodaggio per riuscire a funzionare.

Ma allora è davvero necessario eliminarle?

Bisogna trovare il modo per dare un senso all'eliminazione delle province e bisogna trovarlo soltanto nel risparmio. Per ottenerlo però bisognerebbe tagliare non tanto i costi della struttura ma sarebbe necessario tagliare da un punto di vista prettamente economico il costo delle politiche e dei servizi che questa realizza. Questo però comporta un grossissimo problema: bisognerà scaricare un notevole impegno economico ai comuni che dovranno accontentarsi di finanziamenti ridotti rispetto al passato.

Quindi da un lato è difficile trovare un modo per risparmiare senza danneggiare i contribuenti e sembra complicato anche trovare una soluzione per riallocare tutti i dipendenti provinciali. Mi risponda in modo diretto: aboliranno mai le province a suo parere?

No. Probabilmente troveranno il modo di trasformarle.

Ma allora andare a votare il referendum ha avuto senso?

La decisione di eliminare degli enti 'inutili' per risparmiare, come le province, è molto importante. Importante, ma non immediatamente indispensabile. Questo fa sì che ci siano altre priorità, tenendo conto che ci sono meccanismi a livello nazionale talmente fragili da non riuscire a intervenire in specifici temi come questo. Chi probabilmente ha raccolto le firme per il referendum ha azzeccato il momento, cavalcando demagogicamente l'allergia della politica da parte degli italiani e dei sardi di questi tempi. Paradossalmente, ora come ora se ci fosse un referendum per abolire il Parlamento gli italiani voterebbero in massa Sì.

E lei che soluzione avrebbe?

Ribadisco, ci vuole un organo che assorba i compiti delle province ma non possiamo pensare che i comuni si possano accollare questo fardello. Per sostituirle ci vorrebbero meno comuni però più grandi, in modo da creare una struttura più efficiente per gestire al meglio e con costi minori i tanti servizi. A occhio, il 30% dei comuni sardi dovrebbero essere fusi, così da poter meglio riuscire a gestire i servizi.