MARTEDÌ, 03 FEBBRAIO 2009
Pagina 1 - Cagliari
L’assessore regionale Mongiu contro il Comune per il rifiuto del campus universitario
«Una struttura indispensabile per far crescere la città e combattere gli affitti in nero»
Prima la questione parcheggi poi il silos, ora le volumetrie «Fanno solo giochi elettorali»
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. Lei, Maria Antonietta Mongiu, l’assessore regionale alla Pubblica istruzione, non ha digerito il «no» del Comune al campus universitario di viale La Plaia. «Ai miei tempi, quando studentesse pendolare a Cagliari - racconta - non riuscivo a trovare un posto letto perchè non c’erano case dell’Ersu per le studentesse, la situazione era pesante. Oggi, invece, con una Regione che ha fatto un progetto di vero campus universitario per mille posti letto, è assurdo che il Comune dica “no” accampando scuse pretestuose». Poi: «Io sono veramente indignata». La storia recente racconta dell’amministrazione municipale che ha bocciato il nuovo progetto del campus unversitario, quello dell’architetto brasialiano Paulo Mendes da Rocha, premio Pritzker (il Nobel di questa disciplina), per eccesso di volumetria.
L’amministrazione municipale afferma che il passaggio dal progetto iniziale, pronto sin dal 2004, a quello di De Rocha ha aumentato le volumetrie di 40mila metri cubi: da 96mila a 136mila. Un fatto che «ha impedito l’approvazione» (negando l’autorizzazione edilizia) da parte del Comune.
Nello stesso tempo, però, nel marzo del 2008 il sindaco Emilio Floris aveva approvato un accordo di programma per la riqualificazione abitativa di Sant’Elia, il museo Betile e il campus di viale la Plaia, che comprendeva già la nuova volumetria. Questa è l’accusa che rivolge al primo cittadino il centrosinistra del consiglio comunale, che lamenta anche che un mese dopo il capo dell’esecutivo ha fatto marcia indietro sostenendo e incoraggiando la non ratifica dell’intesa da parte della sua maggioranza in assemblea municipale. Il centrodestra aveva giustificato la decisione affermando che i documenti erano incompleti. La settimana scorsa, infine, l’amministrazione ha detto «no» perchè la volumetria «è superiore» e non ci sono gli standard. «Ma come - protesta Maria Antonietta Mongiu - prima tirano fuori la questione dei parcheggi. Poi si vede che per una struttura di questo tipo la questione-posti auto non è come dicono loro e il problema viene superato. Allora si appellano all’ex silos come bene da salvaguardare. E anche questo intoppo viene superato. E ora si sono appellati alla volumetria...».
Il Comune chiede più servizi e spazi verdi. «Ma se il progetto di De Rocha è proprio questo - precisa Mongiu - e l’aumento della volumetria è funzionale alla realizzazione di uno spazio in cui vi sia la biblioteca, la mensa e gli altri servizi in grado di realizzare un vero campus. E poi sono proprio loro, quelli del Comune, che parlano di volumetria quando a Tuvixeddu, in un’area pregiata per la vicinanza della necropoli punico romana, hanno fatto un accordo di programma che prevede un numero molto elevato di cubature. È come se il bue dicesse cornuto al’asino. Mentre con questo atteggiamento incomprensibile e strumentale alle elezioni non si rendono conto di passare come coloro che dicono “no” agli studenti: a mille universitari che con questo campus avrebbero la possibilità di avere un posto dove dormire senza dover venire sfruttati dagli affitti in nero. Questa opposizione della giunta comunale è una vergogna inaccettabile».
L’assessore non si dà pace: «Il progetto di De Rocha - continua - punta a ricucire la città con Santa Gilla e il campus ha anche la funzione di creare un luogo in grado di venire fruito non solo dagli studenti, ma anche dalla cittadinanza. Si tratta della stessa operazione, pur in una situazione completamente diverse, che venne fatta quando Cagliari scese dal Castello, oltre le mura: di apertura verso il mare. Lo stesso dicasi per il museo Betile, che rappresenta un’altra porta sul mare. Ma un “no” è arrivato anche dalla riqualificazione abitativa di Sant’Elia. Tra campus, Betile e riqualificazione hanno bloccato investimenti per circa 250 milioni di euro».
A Cagliari vi sono trentottomila studenti universitari. Di questi ben ventimila sono: o pendolari (che risiedono fuori dal Comune, ma entro un raggio di 50 chilometri dall’ateneo), o fuori sede (oltre 50 chilometri). Nello stesso tempo, però, le cinque case dello studente esistenti hanno una capienza di soli mille posti letto in totale. Un fatto che taglia fuori almeno altrettanti universitari che, per legge (reddito e profitto) dovrebbero poter avere un posto in una struttura pubblica e questo significa che un altissimo numero di giovani non potrà continuare gli studi (o avere difficoltà a farlo) perchè non è in grado di pagare le spese che un soggiorno a Cagliari comporta. «Il problema - sottolinea Mongiu - è che qui si sta parlando di un campus che dovrebbe contribuire a rendere Cagliari città universitaria nel vero senso del termine. E questo significa permettere anche a studenti di altri Paesi di venire in città a studiare. Ma senza questa struttura non è possibile. La verità è che oggi siamo meno città degli studenti di quanto eravamo trent’anni fa. Con queste chiusure facciamo solo passi indietro».