La struttura dei Giardini pubblici sarà riorganizzata attraverso la demolizione e ricostruzione di alcuni volumi la costruzione ex novo di altri. Soluzione architettonica innovativa per l’ingresso laterale
Ennio Neri,
e.neri@cagliaripad.it
Rivoluzione alla Galleria comunale. Sarà ristrutturata e ingrandita, arricchita di nuovi spazi per aule didattiche, bookshop, ma anche bar-ristorante e parcheggi e verrà impreziosita con un giardino a due terrazze realizzato davanti alle grotte (che saranno utilizzate in futuro). E soprattutto avrà un nuovo fronte urbano su viale San Vincenzo. Una “roccia”, una scelta architettonica innovativa che si inquadra nel contesto naturale, del raggruppamento temporaneo di professionisti (gli architetti Giovanni Battista Oliva, Fabio Altomano e Diego Polese e gli studi Zero4uno ingegneria e Studio Associato Vio) che si è aggiudicato nel maggio scorso il “Concorso internazionale di progettazione per l'ampliamento della Galleria comunale d'arte con riqualificazione dell'area pertinente”. Il progetto, costo complessivo 2 milioni e mezzo di euro, è attualmente in fase preliminare. Prima dei lavori ci sarà dunque da attendere l’approvazione definitiva del progetto esecutivo e la gara d’appalto.
Il progetto. Ci sono due volumi, pensati come due grandi elementi rocciosi (“partoriti dalla montagna”). Il fabbricato destinato all’ampliamento degli spazi museali, con le nuove sale espositive per la collezione sarda (250 metri quadrati) e le esposizioni temporanee (300 mq), in relazione diretta con il percorso museale, sostituisce il fabbricato esistente, cioè l’ala (ex archivio storico costruito negli anni ’60) che contiene la collezione sarda (la proposta prevede la demolizione e ricostruzione).
Verrà mantenuta la continuità fisica e funzionale con la galleria esistente, mentre verranno razionalizzati i percorsi di visita: piano terra (quota +2,60 metri rispetto al piano stradale di viale San Vincenzo), con nuova hall-biglietteria di ingresso e bookshop, raggiungibile attraverso un sistema di rampe che ne garantiscono la totale accessibilità. E dalla hall, si può accedere alla quota successiva (in continuità con la pavimentazione dell’attuale museo) per visitare la sala sarda, e quindi avere la possibilità di visitare il resto della galleria d'arte lo stesso percorso ovviamente può avvenire al contrario accedendo al museo dai giardini pubblici), o salire al piano superiore, dove si trovano gli spazi espositivi temporanei.
L'altro volume crea un nuovo fronte urbano su viale San Vincenzo. In questo spazio, si troveranno i parcheggi dei dipendenti, con un accesso riservato e di servizio al piano interrato che conterrà deposito e caveau. L'accesso principale aperto al pubblico avviene, come per l'altro volume, alla quota 2,60 metri rispetto alla strada. Da una parte si incontra il bar-ristoro (50 metri quadrati) con un suo ingresso autonomo (che ne consente un utilizzo indipendente rispetto agli orari di apertura del museo e degli spazi accessori) e dall'altra la hall di ingresso, da cui si articolano, al piano terra, gli uffici e le aule didattiche (3 da 20 mq). Mentre al piano superiore ci saranno la biblioteca (85 metri quadrati) e la sala conferenze (60 posti). La volumetria totale di progetto rispetta il limite imposto di 5 mila metri cubi.
La “roccia” di viale San Vincenzo. Il clou dell’intervento è il nuovo fronte urbano su viale San Vincenzo, dove viene individuato un nuovo accesso “non più mortificato da una funzione di mero ingresso di servizio”, si legge nei documenti, “ma con la qualità che invece è deputata ad un accesso museale e pubblico che introduce ed invita gli utenti a visitare e fruire di quello che è attualmente un cortile adibito a parcheggio, ma che, attraverso la proposta progettuale, diventa uno spazio connettivo, trattato come un grande giardino lungo un percorso che si sviluppa su più livelli, uno spazio dal quale si potrà accedere sia agli edifici dell’ampliamento, sia alle grotte, una volta che queste saranno pronte ad essere utilizzate”.
I progettisti hanno optato per due volumi e l’idea “nasce dal costone di roccia calcarea che domina la scena. L’intenzione”, si legge nel progetto, “è quella di lavorare con la roccia, come se fosse il negativo di una scultura, la grotta. Il vuoto della grotta, le cui dimensioni sono impercettibili alla vista, viene estratto come se fosse un pieno di materia, la stessa che rimarca le specificità del luogo. La pietra estratta e spaccata in due parti, viene sbozzata e lavorata in base alle esigenze spaziali interne ed esterne sino ad arrivare al progetto. Il torpore della pietra del costone è scosso dalla ricerca di una nuova armonia formale che produce emozioni inattese e stupore. Lo spazio vibrante coinvolge il visitatore che ne viene “attratto, confortato, aiutato”, parafrasando un verso del poeta di Rainer Maria Rilke.