Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un filo per ricucire la Cultura

Fonte: L'Unione Sarda
22 ottobre 2014

 

Quale principio connota un luogo? Diverse le percezioni per residenti e viaggiatori? Quesiti ineludibili. Sono nelle Storie di Erodoto e nella Periegesi della Grecia di Pausania, esemplari nella descrizione delle geografie e su come si intermediano perché il mondo le comprenda. Oggi è più arduo? Non proprio. Perché quell'arte d'esporre è già la complessità di oggi. La verità è che c'è difficoltà a rappresentare Cagliari dove sono interdipendenti natura e storia; antico e contemporaneo; imponenza architettonica e vie d'acqua. Ecco perchè la delusione e la caduta come ogni lutto sono un'opportunità per capire il limite e oltrepassarlo. È doloroso ma senza si persiste nell'io bambino che fa coincidere il proprio reale con la realtà. Pertanto non vederne l'utilità significa rifuggire l'urgenza di una discussione non più derogabile. Intanto sulle forme di comunicazione che pratichino la narrazione della città sulla città. Un filo per ricucire? Per “Cagliari capitale europea della cultura” il filo era un'idea. Ma ricucire cosa? Qualche spunto. Il cuore della città. Tuvixeddu e Anfiteatro? Date e modalità. L'habitat rupestre? Si copi Matera. Le architetture militari? Basta chiederle. Il Chiostro di san Francesco? Si fermi lo stravolgimento. Le chiese di ogni tempo? Riaprirle con i volontari. Il filo farà i conti con quanto occultato. Il tempio- teatro di via Malta, distrutto nel 1938/39, le aree archeologiche di viale Trieste, Bonaria, San Saturnino, le chiese rupestri. Numi tutelari? Venere ed Adone, Astarte, Iside ed Osiride, Bes, Dionysos e Mitra, Esculapio. Persistono come suoni di fondo nei luoghi e nello spirito: ratantina, su nenniri, goccius. In Efisio, Saturnino, Restituta “gran mano”. I Commissari non li hanno sentiti perché noi per primi siamo diventati sordi.
Maria Antonietta Mongiu