Le anticipazioni dell'assessore Paci: tagli anche su enti e società partecipate
La promessa è un piano di infrastrutture decennale, da 400 milioni. La minaccia sono i ticket sulla sanità: potrebbero riapparire nel 2015. «Non è detto», frena Raffaele Paci, che in questi giorni sta limando la proposta di bilancio da portare in Giunta: «Però con l'attuale deficit delle Asl non si può escludere niente».
Anticipando alcune linee della prossima manovra, l'assessore al Bilancio ipotizza anche il taglio delle società partecipate della Regione. E meno male che il governo ha concesso le riserve erariali (230 milioni di tasse in più, pagate dai sardi dopo gli aumenti dell'Iva e altre imposte decisi da Monti): «Lo Stato le teneva per sé - ricorda Paci - ma nel 2012 la Corte costituzionale, su ricorso della Giunta Cappellacci, aveva riconosciuto il nostro diritto alla compartecipazione. Resteranno alla Regione, che le userà per ridurre il debito pubblico».
A quanto ammonta?
«Circa un miliardo e mezzo, neppure altissimo. Ridurlo significa che già dal secondo semestre 2015 pagheremo meno interessi».
Che debiti sono?
«Mutui. Altra cosa è il debito commerciale con le imprese: oltre 200 milioni per la Regione, e molto più per Asl, enti locali e così via».
Quindi il giudizio sulla legge di stabilità di Renzi è diventato positivo?
«Resta negativo perché la quota di 4 miliardi caricata sulle Regioni è troppo alta».
Quanto peserà sull'Isola?
«Metà del miliardo che pagheranno le regioni speciali sono nuovi accantonamenti: noi contribuiremo per 97 milioni. L'altra metà è un abbassamento del patto di stabilità: sarebbe un ulteriore taglio da 97 milioni in meno. Ma non lo subiremo perché, grazie a quello che qualcuno chiama “accordo patacca”, non siamo più soggetti al patto».
Resta comunque un problema di risorse.
«Per il calo dei gettiti fiscali. Non per l'accordo col governo. Di sicuro, non possiamo rimediare senza ridurre sprechi, inefficienze e privilegi della Regione».
Dove si può intervenire?
«Su enti e società partecipate. Alcuni hanno troppi dirigenti, ci sono duplicazioni di strutture. Non licenziamo nessuno, ma magari si può sfruttare la mobilità».
E sulla sanità?
«Vogliamo portare la spesa al livello dei costi standard delle altre regioni, pur tenendo conto delle specificità territoriali. Per il Cipe dovremmo spendere 2,91 miliardi. Siamo fuori di 3-400 milioni. Risparmieremo con la centrale unica per gli acquisti, prevista nella riforma in via d'approvazione, magari tagliando le Asl. Ma valuteremo se, provvisoriamente, servano interventi straordinari sulle entrate».
Significa ticket?
«Significa analizzare ogni possibilità, senza escluderne nessuna. Attenzione, non sto annunciando nuovi ticket: solo che dovremo valutare, collegialmente, ogni soluzione. E se mai dovessimo rimetterli, non graveranno sulle fasce più deboli».
Rischiamo altre tasse nuove? Addizionali e simili?
«No, niente del genere».
Neppure sul turismo?
«Lì si potrebbero incentivare i Comuni a disporre la tassa di soggiorno. C'è ovunque, crea forti gettiti, non deprime la domanda turistica, non pesa sui sardi».
Tasse a parte, che manovra proporrà la Giunta?
«Sarà un patto sociale per il rilancio della Sardegna. All'insegna dell'equità, della solidarietà e dello sviluppo».
Ci spieghi la parte dello sviluppo.
«Acceleriamo la spesa dei fondi europei, e con l'assessore Maninchedda stiamo studiando un piano di infrastrutture decennale, dalle strade al dissesto idrogeologico. I cantieri daranno una spinta immediata anticrisi. In prospettiva si può integrare il sistema aeroportuale, collegando i tre scali tra loro con treni veloci».
Che entità finanziaria avrà il piano di infrastrutture?
«Potrebbe aggirarsi sui 400 milioni. Forse di più».
Dove li prendete?
«Mutui per investimenti. Oggi si possono fare per stati di avanzamento, prelevando le somme man mano che servono, senza pagare subito interessi sull'intera cifra».
Ma lo sviluppo non può essere solo cantieri.
«No, abbiamo in mente novità per vari settori, a partire dall'agricoltura, che immaginiamo come una produzione moderna. Per accedere ai grandi mercati internazionali serve massa critica: potremmo rafforzare alcune imprese-guida, a patto che si impegnino a creare una filiera insieme ad altre aziende più piccole».
Come le aiuterete? E come verranno scelte?
«Possiamo aiutarle con strumenti finanziari nuovi, per mezzo della Sfirs. Ovviamente tramite bandi, non per nostra scelta diretta».
La manovra non è stata ancora approvata in Giunta. Si va verso l'esercizio provvisorio di bilancio?
«Contiamo di trasmetterla al Consiglio in tempo per evitare l'esercizio provvisorio. Può bastare un voto definitivo entro il 15-20 gennaio. Se arriva entro il 31 dicembre, meglio ancora».
Giuseppe Meloni