Carriera e declino dell'ex potentissima ombra di Emilio Floris e Ugo Cappellacci
Ada Lai racconta i retroscena della mancata candidatura «Famiglia, danza classica, teatro e qualche viaggio. Gli ultimi sei mesi li ho dedicati a ciò che non ho potuto fare in questi anni».
Ada Lai è l'ex potente per antonomasia. Influente dirigente comunale con Mariano Delogu, vice sindaco di fatto nell'era di Emilio Floris, capo di gabinetto del presidente della Regione Ugo Cappellacci. Con un'ossessione calvinista per il lavoro e pochi scrupoli per i nemici, sembrava naturalmente destinata a diventare sindaco, come lo fu il padre Angelo tra il 1970 e il '71. E invece le cose sono andate diversamente. Forza Italia, il suo partito, l'ha avversata, le due inchieste (una penale, l'altra amministrativa), per cinque appartamenti destinati ai malati psichici hanno fatto il resto. Morale: ha patteggiato un anno e dieci mesi per abuso d'ufficio e peculato. «Non ho l'interdizione dai pubblici uffici e non c'è traccia nel certificato penale. Potrei avere un incarico anche oggi».
Quanto fa male non contare più?
«Ero appassionata, non potente. La possibilità di realizzare i progetti mi derivava solo dal lavoro».
Quanti hanno smesso di telefonarle ora che è in pensione?
«Continuo a pensare che il potere sia l'amicizia degli altri, e quindi non avverto cambiamenti, ho sempre la stima di tante persone».
Un presunto amico che non s'è fatto più sentire?
«Invece di ottanta telefonate ne arrivano cinque, meno male, ma gli amici sono rimasti tali».
Delusioni?
«Piccola, ma sì, l'ho avuta. Riguarda alcuni collaboratori di quand'ero ai Servizi sociali in Municipio, tutto sommato pensavo mi avrebbero difeso di più nella vicenda giudiziaria».
Rapporti con la sinistra?
«Ottimi con gli esponenti di una volta, i nuovi non li conosco. Ho sempre lavorato con tutti, nessun problema».
Come giudica Zedda?
«Posso esprimere un parere sulla Giunta».
Quale?
«Ha chiuso troppi servizi, ha ridotto i posti di lavoro per inesperienza. Penso agli info point turistici, ha tagliato alcuni eventi, i chioschi al Poetto. Credo che abbia un respiro più corto delle Giunte Floris e Delogu, forse manca la consapevolezza di una Grande Cagliari».
L'ultima consiliatura di Floris è stata deludente.
«Non tutta. È vero che negli ultimi anni è mancata la spinta, il coraggio per concretizzare alcuni progetti. Li sta portando avanti la Giunta attuale. Peccato soprattutto per via Roma: resteranno le auto perché non si è avuta la determinazione per costruire il parcheggio».
Piazza Palazzo pedonale?
«Una bufala: metà è ancora invasa dalle auto. Castello deve essere pedonalizzato per intero. Prima però bisogna installare quattro nuovi ascensori. Uno è già pronto, nuovo, manca solo la cabina, in piazza Costituzione, arriva dentro la passeggiata coperta».
Si sente ancora di Forza Italia?
«Sono iscritta, ci ho creduto e ci credo ancora. Ma oggi mi chiedo: a Cagliari dov'è?»
Perché non l'ha candidata a sindaco?
«Una parte del partito ha pensato che ci fossero persone più vincenti di me, ma stava cambiando il mondo. E oggi è cambiato ancora di più».
Chi ha detto no?
«Non lo so».
FI ha un futuro?
«A patto che torni ad essere la casa di tutti i moderati».
L'impatto con la macchina giudiziaria?
«Quando si lavora molto può capitare di dimenticare qualche virgola per snellire i tempi della burocrazia. A questo punto giustamente la legge fa il suo corso. Anche se forse la magistratura certe volte potrebbe credere a chi durante tutta la vita ha sempre dimostrato di essere onesto».
Quante simpatie le ha alienato la condanna?
«Nessuno ha mai detto “se l'è meritato”. La gente credo ci sia passata sopra».
Chi conta davvero a Cagliari?
«Non ci sono poteri così forti da decidere il futuro della città, lo dico per esperienza personale. Si muovono tanti piccoli poteri che litigano continuamente tra loro. Vale per la politica - quante volte non ricordi il nome di un assessore che c'era due anni prima perché era anonimo - e per l'economia. È una città che ha bisogno di fiducia, la si può creare solo facendo lavorare i cittadini».
Non c'è un euro.
«I soldi si trovano».
Cappellacci è stato un flop?
«Ha avuto difficoltà nei primi anni a capire cosa fosse la Sardegna. Poi ha fatto una serie di scelte ottime».
Cosa progetta di fare?
«Finito il meritato riposo, deciderò. Di sicuro darò una mano a chi ama Cagliari».
Quindi si candiderà.
«Assolutamente no».
ppaolini@unionesarda.it