Ersu
La scelta del Comune sul campus universitario che l'Ersu aveva chiesto di costruire in viale La Playa? «Figlia della campagna elettorale». Parola di direttore generale dell'ente universitario.
L'ERSU Paolo Salis sceglie di commentare il diniego arrivato dalla Giunta comunale non dal punto di vista “politico” ma del funzionario che da quasi 40 anni lavora nell'ente: «È un vero peccato - commenta, amareggiato - c'era un accordo dettagliato, che fino a poco tempo fa andava bene a tutti. Improvvisamente sono sorti problemi tecnici, come se l'Accordo di programma a suo tempo firmato non servisse a superare proprio queste difficoltà. Altrimenti sarebbe bastata una normale richiesta di autorizzazione edilizia».
STOP ALL'INTESA Così, dopo le incomprensioni sorte su Sant'Elia per il museo del Betile e per il piano edilizio che avrebbe dovuto trasformare il quartiere, anche il terzo punto qualificante dell'intesa raggiunta nel marzo 2008 tra Regione e Comune sembra destinato a naufragare. Ma la volumetria del progetto realizzato dall'architetto brasiliano Mendes da Rocha è veramente difforme rispetto all'accordo? «I numeri non sono quelli resi noti dall'assessore Campus (che aveva parlato di 160 mila metri cubi, invece dei 95 mila previsti) - contesta il direttore generale dell'Ersu - insieme all'albergo universitario erano in programma anche mensa, biblioteca e centro culturale. E i metri quadri medi per ogni studente non erano 14 ma 20».
IL FUTURO Dopo lo stop non ci sono certezze sulla prossima destinazione dell'area dell'ex semoleria Sem di viale La Playa: «Anche se, in verità, noi abbiamo già in mano la licenza edilizia per realizzare in quella zona uno stabile con 914 posti-letto, autorizzato a seguito di un precedente progetto - aggiunge Salis - esiste persino la copertura finanziaria. Ma la cosa peggiore è che rischiamo di perdere i 57 milioni di euro con i quali lo Stato avrebbe dovuto contribuire per la costruzione del campus. Gli altri li avrebbero messi la Regione (30 milioni) e l'Ersu (i restanti 28, per arrivare a un totale di 105). Sapete cosa significa? Perdere tre milioni e mezzo di ore lavorate. Con la crisi economica in corso sarebbe stata una bella boccata d'ossigeno». ( a. mur. )
31/01/2009