COMUNE. Il cameriere in arresto cardiaco soccorso dai volontari: ieri i premi
Il cuore di Silvia, studentessa del Dettori, ha smesso di battere all'improvviso quel maledetto 14 marzo 2012, dopo una lezione di educazione fisica. Un anno prima, Stefano, alunno del tecnico industriale Scano, moriva soffocato da un panino. Di arresto cardiaco, come Stefano e Silvia, muoiono ogni anno a Cagliari 490 persone. Morti che, a volte, si potrebbero evitare con semplici manovre di primo soccorso se solo si conoscessero e si imparassero a farle. Così si è salvato Luigi Vacca, il cameriere cagliaritano che si è accasciato a terra mentre lavorava tra i tavolini di un ristorante alla Marina. Ormai fa parte di quel 10 per cento che sopravvive grazie alla rianimazione cardiopolmonare. Vacca deve la vita a due volontari del soccorso che quel 22 giugno passavano per caso, ognuno per conto proprio, in via Sardegna: l'hanno tenuto in vita praticandogli quelle manovre salva-vita nell'attesa dell'arrivo dei soccorsi e del defibrillatore, evitandogli danni cerebrali nonostante fosse rimasto per 7 minuti senza respirare.
L'EVENTO Sono loro, il cameriere Luigi Vacca, risvegliatosi dopo 4 giorni di coma, Andrea Mannai, in servizio alla Croce Azzurra, e Gabriele Corbia, una vita da volontario, i protagonisti di una storia portata ad esempio, ieri in Comune, durante la celebrazione della Settimana europea dedicata all'arresto cardiaco. Un evento che l'amministrazione comunale ha voluto “siglare” con la consegna di una medaglia al cameriere e ai suoi due “salvatori”, premiati dai consiglieri Claudio Cugusi e Fabrizio Rodin e dall'assessore Luigi Minerba.
INFORMAZIONE A Cagliari l'iniziativa di sensibilizzazione si sta concretizzando attraverso i corsi di informazione e formazione degli stessi amministratori cittadini da parte di Hsf, società scientifica (certificata Irc) che ha formato i volontari del Papa e i 180 steward del Sant'Elia calcio. Ieri la mattinata è stata dedicata alle dimostrazioni salva-vita eseguite dalle équipe di volontari dirette da Luigi Cadeddu, presidente regionale di Hsf, medico del 118 di Muravera, tra i maggiori esperti in tema di defibrillazione. «Solo un'informazione corretta - spiega Cadeddu - ci consentirebbe di avere lo 0,5% di morti in meno: può bastare un corso di 4 ore di rianimazione cardiopolmonare per salvare la vita a chi è in pericolo. Da qui l'appello ai politici: noi vogliamo costruire le strade del soccorso, che sono l'informazione e la formazione, oltre il posizionamento dei defibrillatori». Dovrebbe essercene uno in ogni scuola, dove si fa sport, nei Comuni, alla Regione, nelle cliniche e studi privati, nei posti di lavoro. Prima però bisogna istruirsi.
Carla Raggio