Opposizione dura dopo il verdetto
Hanno «lavorato da soli, chiusi in una stanza», senza aprirsi al dialogo e al confronto, e così facendo sono «andati fuori tema», proponendo alla giuria europea un progetto incentrato sulle opere pubbliche anziché su letteratura, arte, teatro, architettura: per questo il progetto di candidatura a Capitale europea della cultura è stato «bocciato». L'opposizione di centrodestra in Consiglio comunale (Forza Italia e Ancòra per Cagliari, mentre Gianni Chessa del gruppo misto e Roberto Porrà dei Riformatori prendono le distanze) convoca la stampa per parlare di un tema su cui per due anni ha taciuto «per non ostacolare la candidatura».
Giuseppe Farris (FI) sfoglia le 46 pagine del progetto scaricato dal sito ufficiale “www.cagliari-sardegna 2019.eu” e, pacatamente, azzanna: «Progetto autoreferenziale, vissuto dal sindaco come chance elettorale: non se n'è mai discusso né in Consiglio né in commissione Cultura; non si è coinvolta la Fondazione lirico-sinfonica né gli altri veri operatori culturali della città né il resto dell'isola; parla di opere pubbliche relative a piazze (San Michele, Gramsci) anziché dei monumenti realmente significativi come l'Anfiteatro o la necropoli di Tuvixeddu o il castello di San Michele, che giacciono nell'abbandono». Sconcertante anche che, chiamato a indicare i punti deboli della candidatura, l'estensore del progetto scriva della «sospensione culturale che ha interessato l'isola nell'ultimo secolo producendo un impatto negativo sulla produzione culturale contemporanea», mentre «il Novecento in Sardegna è stato il secolo dell'alfabetizzazione di massa, del Nobel alla Deledda, di Gramsci, Lussu, Biasi, Ciusa, Lao Silesu, Satta». Maurizio Porcelli (FI) aggiunge all'elenco Francesco Alziator e la sua “La città del sole”, «ingiustamente ignorata», e parla anche di una pessima gestione del sopralluogo della giuria: «Ciascun giurato aveva un dossier; dopo il giro guidato sono andati a vedere l'Anfiteatro, l'orto botanico, l'orto dei Cappuccini e villa Tigellio e hanno trovato tutto chiuso».
Quindi? Quindi, dice Anselmo Piras (Ancòra per Cagliari), la Giunta dovrebbe fare un bagno di umiltà e cercare il dialogo sulla cultura: «Il “sindaco bambino” si occupa del colore del lungomare ma non ha un piano per il futuro. E la gente è stanca, non ha visto il cambiamento di rotta per cui l'ha votato: il feeling con la città si è consumato».
Per Stefano Schirru (FI) il bagno d'umiltà non basta: «L'assessore alla Cultura dovrebbe dimettersi».
Se venerdì Cagliari avesse vinto, giurano in coro, sarebbero andati anche loro a festeggiare alla Galleria comunale dove invece, sottolineano, si sono ritrovate solo «200 operatori che hanno lavorato all'iniziativa»; e il confronto con i festeggiamenti di Matera è impietoso, perché lì, in piazza, «c'era tutta la città, davvero coinvolta nel progetto».
Marco Noce