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Un milione e mezzo di euro per le imprese del commercio e dell'artigianato che abbiano registrato un calo del fatturato o danni più evidenti a causa del protrarsi dei lavori pubblici nelle vie commerciali delle città della Sardegna. La proposta di legge, presentata oggi dai Riformatori in collaborazione con Confesercenti, arriva a poco meno di una settimana dall'inizio dei lavori in una delle più note strade commerciali dell'isola, la via Garibaldi a Cagliari.
La legge, primo firmatario l'ex assessore regionale del Commercio, Luigi Crisponi, punta a sostenere le attività commerciali e artigiane che hanno patito le lungaggini dei cantieri finanziate e co-finanziate dalla Regione.
Entro il 30 settembre di ogni anno la Regione riceverebbe dai Comuni un report sui lavori previsti ed entro il 30 novembre la Giunta regionale, sentita la commissione Attività produttive del Consiglio, approverebbe l'elenco dei cantieri che potenzialmente apporterebbero un disagio agli operatori.
"Troppo spesso - dice il capogruppo Attilio Dedoni - i lavori pubblici durano tanto tempo e creano ulteriori disagi alle imprese commerciali già provate dalla crisi".
Secondo il coordinatore regionale dei Riformatori Michele Cossa, "nei costi delle opere pubbliche c'è una voce grigia che è quella del danno economico di chi insiste su quella strada che rischi di diventare un deserto commerciale".
"All'inizio dell'anno 650 attività del commercio e 350 dell'artigianato hanno chiuso a causa della crisi - sostiene Crisponi - con l'assestamento di bilancio 2014 non c'è straccia di investimenti e non si parla più di commercio e di artigianato. Questa proposta dà, invece, un senso di vicinanza delle istituzioni".
Il presidente di Confesercenti Sardegna, Marco Sulis, sottolinea che "questa legge va a colmare un vuoto che da sempre non è stato mai messo in evidenza quando nelle vie e nelle piazze si effettua la riqualificazione urbanistica. Commercio e artigianato sono stati dimenticati: sono tre anni che non si fa un'audizione su questi due settori e pare che sia normale perché c'è la crisi".