-2. Capitale della cultura 2019: i punti di forza del capoluogo sardo
I progetti partiti dal cuore della città all'Europa
Si partecipa per vincere, inutile negarlo. La competizione, a due giorni dalla proclamazione della Capitale europea della cultura 2019, si fa più agguerrita: un'opportunità del genere potrà ricapitare solo nel 2033, tanti anni dovranno passare prima che ritorni il turno dell'Italia (secondo la cronologia stabilita dal regolamento europeo). Ma quali sono le regole per vincere? Cagliari come pensa di farcela e di battere la concorrenza di Ravenna, Siena, Perugia, Matera e Lecce? Come farà breccia nel cuore degli inviati Ue, che la giudicheranno?
STRATEGIE Per tutte le sei finaliste vale una regola che salta fuori dalla filosofia del concorso: al di là del patrimonio (culturale, ambientale, urbanistico) della città candidata, la giuria valuterà soprattutto il progetto che, nel nostro caso, Cagliari si impegna a realizzare nel 2019, ma anche prima e dopo. Sicuramente per vincere non basta un “elenco della spesa” ma occorre un progetto che punti alla rinascita della città a beneficio di tutto il territorio, dei cittadini, delle imprese, del tessuto sociale, dei turisti. Se si vince, dunque, «vinciamo tutti», dice l'assessore alla Cultura Enrica Puggioni. Ogni città ha scelto la sua chiave di successo, una propria strategia di comunicazione, soprattutto a colpi di hashtag. Cagliari ha scelto ad esempio l'immagine dei fili rossi (di Maria Lai), come «metafora di una città che tesse», progetta e guarda al futuro aprendosi al mondo. «La candidatura è il coronamento di un percorso che era già in corso - spiega il sindaco Massimo Zedda - il filo rosso è la ricucitura tra luoghi di Cagliari che erano fisicamente separati ma anche tra la città e il resto dell'Isola. Non è un caso che abbiamo candidato tutto il territorio e non solo una città. Un percorso che continuerà a prescindere dal risultato finale». Cosa può fare la differenza? Lo spiega l'assessore Puggioni: «Cagliari sta già sperimentando i progetti di sviluppo del territorio testandone i risultati sul campo, coinvolgendo tutta la cittadinanza. Il ruolo di Cagliari non vuole essere quello di un capoluogo che fagocita ma punto di riferimento per tutti i territori».
I PROGETTI DAL BASSO Ce ne sono tanti. Eureca, che ha visto protagonisti due fotografi inglesi, è un progetto promosso dai musei civici di Cagliari e inserito nel programma per la candidatura: racconta i quartieri di Is Mirrionis e San Michele, immagini entrate a far parte del patrimonio artistico della città. Scorci di zone popolari cagliaritane finiti anche sul New York Times. È già questa una vittoria per Cagliari. «Con il coinvolgimento di tanti, operatori culturali, associazioni, semplici cittadini si sono creati legami difficili da immaginare sino a qualche anno fa - sottolinea il sindaco - penso anche alla residenza artistica a Sant'Elia, agli scambi tra artisti e abitanti, a quanto gli uni abbiano potuto imparare dagli altri e viceversa».
FAR COLPO SULL'EUROPA L'impegno di Cagliari va al di là della vittoria: l'amministrazione porterà avanti i progetti avviati e quelli fondamentali per il futuro della città. È questa la vera posta in gioco, al di là del premio di 1,5 milioni di euro che andrà al vincitore. «Un primo risultato ottenuto è che il Governo finanzierà i progetti delle città finaliste - ricorda Zedda - Cagliari e la Sardegna hanno già una visibilità che, solo in termini pubblicitari, è impagabile. All'Europa stiamo dimostrando di essere una città che corre verso il proprio futuro ma con basi ben solide. Una terra di innovatori, con cui l'Europa già si confronta, e che può svolgere un ruolo importante nei rapporti con i paesi della sponda Sud del Mediterraneo».
Carla Raggio