VIA DEI GENOVESI. È stata respinta la richiesta dei familiari di una donna di 72 anni
Non basta essere disabili al cento per cento né ipovedenti per avere un parcheggio riservato sotto casa. Se si abita in via Genovesi, quartiere Castello, la risposta del Comune è no. E i parenti di Franca Sanna, 72 anni, devono lasciare l'auto al primo posto utile. Vicino all'abitazione, nei casi più rari e fortunati. Più spesso, in viale Buoncammino, via Cammino Nuovo o al bastione di Santa Croce.
La famiglia Sanna abita lì dal 1964. «Ma da una decina d'anni lo stato di salute di Franca è peggiorato, fino all'invalidità completa», racconta una sorella, «vista la difficoltà di trovare un parcheggio libero nelle vicinanze, nel 2010 abbiamo inoltrato la richiesta all'amministrazione di un'area di sosta dedicata». Nella domanda, si precisava il possesso del contrassegno assegnato alle persone diversamente abili. Una garanzia che non è bastata.
«Il sopralluogo dei tecnici comunali ci ha fatto ben sperare», aggiunge il fratello, «lo spazio richiesto non avrebbe ostacolato il passaggio delle auto private, tantomeno dei più ingombranti mezzi pubblici e di soccorso». Invece, la risposta tanto attesa non è arrivata. Al silenzio, la famiglia Sanna, ha ribattuto con alcuni solleciti caduti nel vuoto. Fino alla doppia beffa del 2012. La prima in tarda primavera.
«Abbiamo visto degli operai tracciare un riquadro giallo in prossimità di casa», ricordano, «ci siamo illusi fosse il nostro parcheggio». Invece no. Alcune settimane dopo, quella porzione di speranza è stata occupata dai cassonetti, rimossi in seguito. E a novembre dello stesso anno, dopo un ulteriore richiamo, è arrivato l'esito: negativo. Da lì un reclamo, ancora senza risposta. «Abbiamo precisato che in via dei Genovesi non esistono stalli per invalidi», dice il fratello di Franca Sanna, «la nostra è un'auto normale e occupa un parcheggio standard, senza impedire il transito degli altri veicoli». Queste obiezioni non risolvono un problema che la sera, con la movida, diventa un piccolo grande dramma.
Clara Mulas