Sardi in testa al Sud e meglio anche della media del Nord (ma la Val d'Aosta è inarrivabile)
Elettrodomestici smaltiti e riciclati: l'Isola si scopre ecologista
Siamo così poco abituati a guidare una classifica positiva che anche uno scaldabagno rotto andrà bene come vessillo della nostra virtù.
Oppure un televisore, un frigorifero e qualunque altro elettrodomestico, a patto che non funzioni e che sia smaltito correttamente: la classifica che premia la Sardegna è quella delle regioni che gestiscono meglio i vecchi dispositivi elettrici ed elettronici, e li conferiscono correttamente piuttosto che abbandonarli in mezzo alla strada o buttarli in un cassonetto insieme ai rifiuti indifferenziati. È una graduatoria di civiltà, quindi, e di buonsenso: “Ogni apparecchiatura elettrica ed elettronica è una miniera di materie prime che possono essere riciclate, ovvero re-inserite nei cicli produttivi di nuovi oggetti, utilizzando una quantità di energia molto inferiore a quella necessaria per estrarre le stesse materie prime dalle miniere”.
Il virgolettato è tratto da un comunicato diffuso nei giorni scorsi da Legambiente insieme a Ecodom, uno dei consorzi per il recupero e il riciclaggio degli elettrodomestici. I dati riguardano solo il primo semestre del 2014 e le apparecchiature raccolte da questo consorzio, tuttavia sono in linea con le statistiche (più complete ma meno aggiornate) raccolte dal Centro di coordinamento dei consorzi. Nei primi sei mesi di quest'anno, spiega Legambiente, “Ecodom ha trattato in Sardegna circa 1.529 tonnellate di RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), da cui ha ricavato 909.800 kg di ferro, 150.150 kg di plastica, 35.450 kg di rame e 42.300 kg di alluminio”.
Se il guadagno economico è dell'operatore, quello ambientale riguarda tutti: “Si è evitata l'immissione in atmosfera di 15.280 tonnellate di anidride carbonica (CO2) e si è intercettata e correttamente smaltita una significativa quantità di gas che danneggiano lo strato di ozono. Inoltre, l'utilizzo delle materie prime (ferro, alluminio, rame e plastica) ottenute dal riciclo di questi RAEE ha consentito, nel primo semestre 2014, un risparmio energetico di circa 1.487.000 kWh di energia elettrica, rispetto a quanto necessario per ottenere le stesse quantità di materie prime vergini”.
E se questi dati possono indicare un trend, le performance indicate dalle tabelle 2012 sono decisamente confortanti perché indicano la Sardegna come la regione più virtuosa dell'area Sud e Isole, e più ambientalista anche delle pur sensibili regioni settentrionali. È vero che due anni fa abbiamo raccolto e avviato al riciclo 8.260 tonnellate di elettrodomestici fuori servizio contro le 13.650 tonnellate della Sicilia, ma considerando il numero degli abitanti viene una media di oltre cinque kg a testa (per la precisione 5,04). Un dato significativo non solo rispetto ai 2,73 kg pro capite dei siciliani e ai 2,71 della media del Sud, ma in assoluto. La media nazionale è inferiore al dato sardo, con 4 kg esatti pro capite, e anche il dato medio delle regioni centrali è inferiore al nostro con 3,97 kg. La media di 4,94 kg delle regioni settentrionali beneficia delle virtuosissime medie del Trentino-Alto Adige, con 6,81 kg di elettrodomestici correttamente smaltiti per abitante, e della Valle d'Aosta, dove l'eliminazione ecocompatibile di frigoriferi e televisori raggiunge livelli da record con 8,28 kg a testa.
E il conferimento alle “isole ecologiche” è la prima delle regole auree sottolineate da Legambiente per abbattere l'inquinamento (molti elettrodomestici contengono sostanze velenose). In alternativa si può chiedere il ritiro a domicilio, come per tutti i rifiuti ingombranti, oppure consegnarli al commerciante che ci vende l'elettrodomestico nuovo: dal 2010 è tenuto a farsene carico, in base al decreto “Uno contro uno”.
L'importante è non dimenticarli in soffitta o, peggio ancora, abbandonarli per strada.
Celestino Tabasso