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Lotta all'avanzata del terrorismo con un fronte di pace che parte dal Mediterraneo e arriva sino al Golfo. Le parole chiave sono dialogo e cooperazione. Ma ora si tratta di dare sostanza ai progetti di dialogo, anche per prevenire le conseguenze: la fuga di massa dai paesi in balia di guerre e terrore.
È uno dei temi affrontati questa mattina nel corso della prima edizione del Mediterranean Gulf Forum al Thotel di Cagliari. Si è parlato di Isis, ultima e terribile emergenza. Ma con la consapevolezza che risolvere il problema significa scavare più a fondo. "Chi è il nemico? - ha detto Ahmad Masa'deh, segretario generale dell'Unione per il Mediterraneo - La povertà e il sottosviluppo".
Fabrizio Luciolli, presidente del comitato Atlantico italiano, ha ribadito che "la maggior causa dell'instabilità è legata al conflitto arabo-israeliano".
Poco prima era intervenuto anche il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, sottolineando l'importanza del dialogo culturale, sociale ed economico nel Mediterraneo. "Una cooperazione ambiziosa è oggi particolarmente necessaria, tanto in un'Europa che fatica a riavviare un processo di sviluppo economico e di approfondimento dell'integrazione, quanto in un Sud del Mediterraneo che attraversa una faticosa transizione".
Al convegno tanti esperti: tra i relatori anche Juliette Bird, capo della sezione anti terrorismo della Nato, Mohammad Dalan, già ministro e consigliere per la sicurezza nazionale Anp, e Patrizio Nissirio, responsabile di ANSAmed.