PARTITO DEMOCRATICO. Il segretario cittadino eletto con il 59,73 per cento dei consensi
Montaldo: la base chiede di rivitalizzare i rapporti con Zedda
Nicola Montaldo è il nuovo segretario del Partito democratico. Eletto con il 59,73 per cento dei voti (1.150 iscritti), guiderà il partito di maggioranza relativa nella coalizione che sostiene il sindaco Massimo Zedda. Si professa renziano con qualche riserva: «Alcune scelte non mi hanno convinto. Sull'articolo 18, per esempio. Non penso che sia il passo più urgente».
Quarantaquattro anni e una certa allergia alle risposte nette, è figlio di Enrico, consigliere comunale del fu partito comunista. Ingegnere e docente di Costruzioni idrauliche nella facoltà cagliaritana, ha un passato prossimo da componente della segreteria provinciale Pd mentre quello remoto è nei Democratici di sinistra: «Riapriremo lo storico circolo Berlinguer, il più grande della Sardegna. Lo guiderà Federico Manca, segretario dei giovani democratici».
I rapporti con Zedda?
«È il nostro sindaco, lo sosteniamo. La base ha chiesto però di rivitalizzare i rapporti tra l'Amministrazione e il partito».
Cosa significa?
«Un maggior coinvolgimento della nostra base elettorale nelle scelte».
Sino a oggi è stata esclusa?
«La Giunta sta lavorando bene e ha tutto il nostro supporto ma i rapporti possono migliorare, anche con i consiglieri comunali».
Quali sostituzioni chiederete?
«Le poltrone non ci interessano. Vogliamo portare avanti le nostre idee, soprattutto per creare i posti di lavoro che oggi purtroppo non ci sono».
Un giudizio sul presidente della Regione Pigliaru?
«È in sintonia con il Comune, quindi possiamo dialogare con maggiore facilità».
Lo diceva anche il sindaco Emilio Floris di Ugo Cappellacci e non è andata benissimo.
«In questo caso sono sicuro che andrà bene».
Come giudica l'ipotesi di Soru segretario regionale del Pd?
«Il vincitore del congresso diventa il punto di riferimento, rappresenta il partito. Personalmente sostengo Ignazio Angioni, che mi ha appoggiato. Nella nostra coalizione c'è anche Francesca Barracciu».
Non si è dimessa quando è stata indagata per i rimborsi in Regione.
«Si è innocenti fino a un'eventuale condanna. Vale per chiunque, anche per lei».
Le priorità di Cagliari?
«La crescita legata all'urbanistica. L'adeguamento del piano urbanistico comunale dovrà essere inserito subito in agenda, con particolare attenzione allo sviluppo turistico, dei servizi, e dell'edilizia popolare».
Lei, ingegnere, vede un futuro solo nell'edilizia?
«Ovviamente penso a soluzioni che non consumino il territorio e riqualifichino il patrimonio già esistente. Per esempio, come saranno utilizzati i beni demaniali dismessi?»
Le altre urgenze?
«La nascita della città metropolitana e il dissesto idrogeologico di Pirri».
La città è un cantiere.
«Fortunatamente i lavori sono ripartiti e trasformeranno in meglio il capoluogo»
Crede nell'investitura europea?
«Sì. Sono stato tre mesi fa a Umea, in Svezia, capitale europea della cultura 2014, e ho potuto vedere i benefici in termini culturali e di investimenti».
Le pecche di Cagliari?
«I collegamenti aerei e marittimi. Il Poetto non sfruttato turisticamente. La mancata valorizzazione dell'Università, che potrebbe garantire una crescita culturale e relazioni più strette con il mondo imprenditoriale. La mancanza di un vero porto turistico. Perché non stiamo utilizzando la zona franca? Cos'è successo, perché non la si istituisce a Sant'Elia, come si era detto, o nella zona del Poetto?»
Chi conta nel Pd?
«Una nuova classe dirigente indipendente che sta sostituendo naturalmente la vecchia».
E nella città?
«Siamo per la meritocrazia a tutti i livelli».
Il peso della massoneria?
«Ininfluente, almeno nel mio settore».
E negli altri?
«Non saprei dire».
Paolo Paolini