Dietro ogni angolo c'è una storia da raccontare. Tra i viali alberati, tra le croci fatiscenti, nel silenzio che avvolge le oltre trentamila lapidi del cimitero monumentale di Bonaria, si possono ripercorrere quasi due secoli di storia attraverso le statue e le spoglie dei grandi cagliaritani che hanno lasciato un segno.
Lo stradario di Cagliari ritrova un senso leggendo i nomi dei personaggi illustri che hanno trovato eterna dimora alle pendici della Cattedrale. Tra questi, soltanto per fare qualche esempio, lo storico sindaco di Cagliari Ottone Bacaredda, il generale Carlo Sanna e il tenore Piero Schiavazzi. In una piccola ala nell'angolo sud-ovest, immense lastre di marmo ricordano anche i cagliaritani dispersi in battaglia. Un omaggio indirizzato verso le trincee di mezzo mondo. Ma solo pochi anni fa si è scoperto che la storia del camposanto s'intreccia indelebilmente con quella italiana. Sono serviti anni di studio e lo sguardo attento dell'archeologo Mauro Dadea per rivelare l'identità di Aldo Mazzinghi, sepolto a pochi passi dalla Cappella centrale e ricordato ai posteri con lettere scolpite nel marmo come semplice pensionato. In realtà Mazzinghi fu capitano alfiere del battaglione dei Bersaglieri che il 20 settembre del 1870 entrarono a Roma dalla breccia di Porta Pia. Un simbolo, con la bandiera italiana in mano, di una pagina del nostro Risorgimento. Le lancette del tempo però possono correre ancora più indietro. Chi varca l'ingresso non può che essere incuriosito da due sfere calcaree poggiate su piedistalli. Semplici dissuasori? In realtà con quelle pietre, usate come proiettili di catapulte, si fa un salto nel Medioevo, quando l'esercito Aragonese nel 1324 pose l'assedio ai pisani arroccati a Castello. (l. m.)