MEDAU SU CRAMU. Tour nel quartiere guidato dagli abitanti, sentinelle del parco
Strade bianche e costruzioni su ex pollai o depositi
Proprio via dei fenicotteri non c'é. «Siamo arrivati prima noi di loro, i vecchi abitanti manco li conoscevano». Per il resto c'è via del Boschetto, via delle Mimose, via dei Gelsomini, via del Sale, via della Fauna, la strada principale per chi entra a Medau Su Cramu. Ecco il quartiere abusivo, costruito fin dagli anni '50, in quello che poi, nel 1999, diventerà Parco di Molentargius, ieri inondato dal sole, d'inverno dalla pioggia «che riduce le strade in un pantano». Anche le strade le hanno fatte loro, gli abitanti con tanto di residenza del Comune: sono strade private (l'unica comunale è via Is Arenas), non asfaltate. Ma tutti possono passare, come risulta da accordi presi con un direttore del parco, Bruno Paliaga. Sono stati loro a inventarsi anche i nomi delle vie, ora riconosciuti dalla commissione toponomastica di Cagliari. Entrando dalle saline, dopo il teatro, il villaggio dei “salinieri” e gli edifici dei Monopoli di Stato, ecco sul lato destro la sede della direzione del Parco (ex edificio Sali scelti), vicino a quella del Corpo forestale. A quest'altezza un cartello annuncia ai visitatori quel che vedranno da lì in poi: il parco naturale regionale Molentargius-Saline.
IL TOUR L'idea che qui abitino ricchi abusivi passa via dalla testa, a ogni polverone che le macchine sollevano al passaggio. La più vecchia casa è in via dei Gelsomini, anni '50, costruita da un reduce della campagna di Russia. È la stessa via dove a un proprietario venne fatta causa (poi prescritta) per una piscina abusiva. A vederla da fuori, la costruzione finita sotto processo (come altre mai approdate all'esito finale), non è poi chissà cosa: «Era un ovile, un'ex porcilaia», come tante case che si vedono qua attorno, un tempo pollai o depositi di attrezzi o vecchi magazzini per lo più. Ecco via della Fauna: a dare nell'occhio è la statua di Salvo D'Acquisto, in casa di un carabiniere in pensione. Per il resto, terreni incolti, tra carrubi e pini, costruzioni non intonacate e chiuse da cancelli in ferro, spesso sorretti da canne o reti metalliche. C'è anche un giostraio che a Medau Su Cramu vive in un container con moglie e figli e una famiglia in roulotte. C'è una veleria, un maneggio, un fabbro, un falegname, una fabbrica di statue religiose e un deposito di scuolabus. Blocchetti di cemento visibili un po' ovunque, tra quattro pareti dove spesso ci abitano due famiglie. Maria Chironi, che ci vive da 54 anni, ha una casa curata, senza pretese come altre, «l'abbiamo costruita con le nostre mani, pezzetto per pezzetto, di giorno e di notte, abbiamo sofferto per viverci, con tre figli, senz'acqua, strade e luce». Tutti gli allacci sono privati, di notte il quartiere è al buio: gli unici punti luce arrivano dagli “abusivi”.
ABITANTI-SENTINELLE «Siamo noi che di notte - dice Ernesto Curreli, presidente della Comunione costituita in rappresentanza delle 150 famiglie di Medau - abbiamo sempre fatto la guardia contro i cacciatori di folaghe o fenicotteri. Siamo noi ad accogliere turisti che hanno bisogno di servizi igienici (c'è un vespasiano - abbandonato?- tra via del Sale e via Is Arenas, ndr ), qui non c'è un riparo dalla pioggia e neppure cartelli che indichino i percorsi naturalistici. E saremo noi a far da ostacolo al parco?». Giovanna Monni, marito disabile, chiede: «Che fine hanno fatto i nostri soldi della sanatoria dell'86?». Per Quintino Serra, qui dalla nascita («quando qui era una discarica»), la soluzione è una: «Farci uscire dal parco: se ci buttano giù, qui sarà il deserto».
Carla Raggio