Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Non abbattiamo quegli abusi»

Fonte: L'Unione Sarda
6 ottobre 2014


MOLENTARGIUS. Faccia a faccia fra dirigenti e Commissione urbanistica: quadro incerto

 

Il centrodestra: requisire le case agli abitanti e affittargliele

 


Dall'opposizione di centrodestra in Consiglio comunale (Pdl e Ancòra per Cagliari) arriva una proposta sulle case abusive nell'area del parco di Molentargius già colpite da sentenza di demolizione passata in giudicato: anziché farle buttare giù, come prevede il piano discusso la settimana scorsa fra Comune e Procura, l'amministrazione municipale dovrebbe requisirle, acquisendone la proprietà, per poi consentire ai loro abitanti di continuare a viverci in affitto. O meglio: cederle a chi le ha costruite in «uso patrimoniale destinato», dietro pagamento di un canone e, in caso di famiglie a basso reddito, con l'aiuto dei Servizi sociali. Alla morte dei titolari, gli edifici resterebbero al Comune.
I NUMERI La proposta è contenuta in un comunicato diffuso ieri, dopo l'incontro fra la Commissione urbanistica (impegnata da mesi nell'analisi di un voluminoso documento consegnato dall'ente parco, le Linee strategiche, che dovrebbe approdare in Consiglio la settimana prossima) e i dirigenti dei settori Edilizia privata e Ambiente del Comune. Oggetto: abusivismo edilizio e parco. Ne è emerso che nemmeno la macchina amministrativa ha il quadro preciso: ci sono, sì, 243 ordinanze di illeciti amministrativi ma non si sa quanti riguardino interi edifici e quanti abusi parziali (recinzioni, pollai chiusi); idem per le richieste di condono pendenti (147) e i dinieghi (11).
L'IPOTESI VILLAGGIO È in questo contesto che va inquadrato il problema del piano di demolizioni: «Nelle Linee guida diramate dal Parco - scrivono i consiglieri Anselmo Piras, Aurelio Lai, Giuseppe Farris, Maurizio Porcelli e Stefano Schirru - si parla di un “Villaggio” dove accogliere gli abitanti delle case destinate all'abbattimento, da costruire nella stessa zona, quasi che un nuovo mostro cementizio, da affiancare magari al depuratore, non debba necessariamente provocare un impatto ambientale ben superiore a quello che si vorrebbe eliminare. Si parla inoltre di campi sportivi, di stabilimenti per la talassoterapia e simili».
ABBANDONO Non che i consiglieri di centrodestra dubitino che il parco sia frenato: «È privo di qualsiasi struttura di accoglienza, non dispone di servizi igienici degni di questo nome, non ha nemmeno posti di ricovero in caso di pioggia o di riparo durante le giornate molto soleggiate. Non c'è alcuna segnaletica stradale, i percorsi per ciclisti sono caotici e insicuri, non c'è uno straccio di posto di ristoro. Non sono segnalati nemmeno i punti di interesse storico». L'abbattimento, secondo i due gruppi, non farebbe che aggravare il quadro. «È giusto che i giudici facciano il loro dovere. A Porto Pino, Barisardo, Tertenia sono state buttate giù le case, nonostante le gravi tensioni sociali locali, ma erano doppie o triple case costruite danneggiando l'ambiente e consumando un territorio da proteggere». Qui però si parla di prime case, abusive ma spesso costruite per necessità. Da qui la proposta di requisizione e assegnazione alle famiglie espropriate.
Marco Noce