Ieri sera in scena al Civico di Castello a Cagliari
Bud Spencer Blues Explosion al Karel Music Expo
«Il nostro rock è forte, pulito, sincero»
I l nome rimanda al popolare protagonista, insieme a Terence Hill, dei film-scazzottata degli anni '70, e a Jon Spencer Blues Explosion, originale punk/blues band degli anni '90. Da entrambi hanno preso il gusto del pugno allo stomaco. I Bud Spencer Blues Explosion a Cagliari al Karel Music Expo: il power duo (chitarra/batteria/voce) formato da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio è andato ieri in scena al Teatro Civico di Castello, a Cagliari, con la sua musica essenziale e rovente come una colata.
Nati nel 2007 nel giro di pochi anni diventano uno dei migliori live act in circolazione e tra le formazioni più accreditate in Italia e apprezzati gig fino in America. L'idea del duo chitarra e batteria è nata proprio lì: «Una decina di anni fa», dice Adriano Viterbini, «vidi in un locale i Black Keys, quando non erano ancora nessuno e l'idea di questi due ragazzi americani mi affascinò molto. Tornato in Italia proposi l'idea Cesare e da lì partì tutto».
Ma la cosa ha poi preso una piega molto personale
«Sì, il passo successivo fu naturale e ovvio. Dalla voglia iniziale di rifarsi ai Black Keys passammo a una inevitabile impronta personale, nessuno vuole emulare qualcosa che funziona all'estero. Altrimenti fai una cover band e vivi sereno».
Le etichette sono brutte. Per voi ne passa più d'una: blues, lo-fi, punk...
«Sento fortemente che la nostra musica non è altro che rock. Veniamo da ascolti i più disparati e, per quanto mi riguarda, con una forte matrice blues. Nasce dalla volontà mescolare blues a sonorità contemporanee. Ma il nostro è solo un rock senza orpelli e sincero, di impatto semplice e immediato».
La dimensione live è quella che più vi piace?
«Sì. Dal vivo chiudiamo gli occhi e lasciamo andare l'energia, con coraggio e trasporto. Che sia uno stadio o il sottoscala di un amico».
Cosa serve per arrivare?
«Non c'è una formula. Forse conta un po' di fortuna ma di sicuro non si può prescindere dall'amore per il proprio strumento, la continua voglia di misurarsi e di confrontarsi, essere curiosi e interessati e tanto, ma davvero tanto, lavoro».
Giuseppe Cadeddu