PIAZZA MATTEOTTI. Asfalto sconnesso e giardini invasi dalla spazzatura
Un grande bazar di giorno e dormitorio la notte
La più bella di Cagliari, la più degradata. Dimenticata dal Comune che vi si affaccia praticamente sopra, non dalla città che vorrebbe vederla rimessa a nuovo, al pari e forse anche di più degli altri spazi (la passeggiata-giardino sotto le mura di viale Regina Elena, tanto per citare l'ultimo apprezzato lavoro di restyling) restituiti alla loro antica dignità e resi finalmente fruibili.
VERSO IL MARE Piazza Matteotti è lì immobile, sconcio davanti al mare del porto, a quelle banchine dove i traghetti e le navi da crociera sbarcano i turisti e chi di Cagliari ne ha sentito un gran bene. Ma piazza Matteotti rischia di far cambiare idea molto in fretta, “biglietto da visita” di pessima qualità dove regna l'immondezza, dove i patriarchi verdi poggiano le loro radici su giardini di polvere e spazzatura. È così da tempo. Tra la stazione dei treni e quella dei pullman. E il Municipio. Un'agorà sinfonia di colori, di lingue, di voci, sotto il bronzo (anche questo, invero malconcio) di Giuseppe Verdi.
L'ANZIANO «La più bella, e se no quale», avverte il signor «Salvatore e basta», settantaquattrenne frequentatore («da una vita») di questa piazza capace di contendere il primato alla vicinissima piazza del Carmine.
E mentre Cagliari corre veloce per conquistare il titolo di Capitale della cultura, giocando anche le carte dei suoi gioielli risanati e di quelli che attendono d'esserlo, la piazza intitolata al socialista Matteotti denuncia i ritardi.
IL PASSATO Era, è stata la piazza dei cagliaritani. Al pari di via Roma. Oggi continua ad essere animata, ma il suo popolo (di giorno, la notte) è fatto soprattutto di senegalesi, eritrei, somali, pakistani. Piazza Matteotti è l'Africa, è l'Asia. Ma anche la Sardegna che qui si ferma, che studia e lavora, l'isola dei pendolari che ogni mattina arrivano col treno o con le corriere e che ogni pomeriggio, ogni sera riparte per poi tornare.
I SENZATETTO E anche la piazza dei senza casa, di chi non ha un tetto sotto cui dormire e sceglie così di riposare sotto le stesse, sopra i cartoni e rinchiuso nelle coperte che anche nelle ore di luce restano lì, seminascosti tra i tronchi dei ficus, sotto le vetrate di quello che un tempo fu l'ufficio turistico e che oggi, gestito dal Ctm, regala le informazioni sulla mobilità cittadina.
LA RESA La giovane impiegata scuote la testa e solleva le spalle come in segno di resa. «Che posso dire? Certo non è uno spettacolo decoroso». Non lo sono le buste di nylon cariche di vestiti e mercanzia infilate sotto le vetrate (sporche, appannate dalla polvere) del punto informativo che sembra assolutamente in linea (per stato di abbandono) con il resto della piazza. «L'altro giorno per colpa del terreno sconnesso sono cadute due signore. E arrivata l'ambulanza», racconta. Fatti tutt'altro che rari. Camminare nei vialetti “esplosi” per via delle radici dei ficus è un'impresa. Salvatore ha la memoria lunga e un po' di nostalgia. «C'erano i pesci rossi, in quella vasca». C'erano. E c'era anche la vasca con i suoi zampilli, trenta, quarant'anni fa. L'acqua è sparita. Sul fondo di mattonelle celesti restano soltanto foglie secche e rifiuti.
«Tutto vero», ammette l'assessore all'Urbanistica, Paolo Frau. «Per piazza Matteotti c'è un problema di competenze visto che è di proprietà delle Ferrovie, ma questo non ci sta impedendo di avviare un dialogo per mettere in campo un piano di recupero per questo luogo che tra l'altro sta sotto il palazzo del governo e rappresenta una sorta di porta cittadina per i turisti e e pendolari».
Andrea Piras