Alla fine Giovanni Battista Ena, presidente del consiglio di amministrazione della società ippica, ha preso a malincuore la decisione annunciata da tempo: mandare a casa i dipendenti. La crisi che attanaglia l'ippodromo del Poetto è arrivata al capolinea. In cassa sono rimasti pochi spiccioli, non sufficienti a pagare le spese per il mantenimento dell'impianto. Così, ieri mattina, sono partite le prime lettere di licenziamento. I destinatari sono tre dei quattro artieri che da anni lavorano nella società della quale il Comune è l'azionista di maggioranza (percentuali inferiori sono intestate a Camera di commercio e Agris). Il primo lavoratore perderà il posto il 30 ottobre, il secondo il 14 novembre, l'ultimo il 29 novembre. Una situazione transitoria che, inevitabilmente, deve essere risolta in tempi molto brevi: entro il mese prossimo. I vertici della società ippica sono convinti che gli animali non subiranno alcun danno dai licenziamenti.
All'orizzonte - secondo indiscrezioni autorevoli - sul tavolo dell'amministrazione comunale ci sono due proposte per la gestione dell'impianto (una è rappresentata dall'Agris, l'altra da investitori esteri). È necessario, però, accelerare i tempi del bando per la concessione. Secondo un'ipotesi formulata dal sindaco Massimo Zedda l'affidamento potrebbe essere trentennale. «Chi gestirà l'ippodromo dovrà garantire la continuità nei confronti dei lavoratori», afferma Roberto Camarra, segretario provinciale della Cgil. «Ho chiesto un incontro col sindaco al quale chiederò un impegno formale a tutela di chi ha perso l'occupazione».
Andrea Artizzu