«Un po' di sana giustizia ambientale, finalmente»: Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra battono le mani all'ipotesi ruspe. È dalle loro azioni (richieste di dati, denunce, lettere di protesta) che prende il via questo repentino giro di vite.
Un parco che ha il compito di tutelare «uno dei compendi naturalistici più importanti del Mediterraneo», una zona umida «giustamente tutelata con vincoli ambientali rilevanti», e nella cui area di competenza sono censiti 259 casi di abusivismo edilizio riscontrati e sanzionati, dicono, è «una vergogna, una totale indecenza».
Le colpe? Tante e distribuite. Le istituzioni pubbliche competenti, innanzitutto, accusate di svegliarsi solo ora «da un torpore pluridecennale». Ma anche le «associazioni ambientaliste quasi incistate nel parco naturale ma poco propense a battersi contro un fenomeno che ben conoscono».
Il Comune di Cagliari, sottolineano le associazioni, non è mai riuscito ad approvare un piano di risanamento urbanistico: ne era previsto uno, ricordano, nel piano urbanistico approvato 12 anni fa, ma fu annullato dal Comitato regionale di controllo. Motivo? Le normative ambientali «impediscono sanatorie generalizzate». In più nell'area non si raggiunge l'indice minimo di compromissione territoriale, che è di 0,40 metri cubi ogni metro quadro: a Molentargius, il Comune di Cagliari ha un'area di 200 ettari su cui sorgono 50 mila metri cubi, per un indice di 0,25. (m. n.)