La celebrazione. Storie di deportati: a tre di loro conferita una medaglia della presidenza della Repubblica
Altri riconoscimenti, assegnati a du epersone ormai decedute, sono stati ritirati dai familiari
Enzo Aloisi, Modesto Melis e Giorgio Talmassons. Sono tre cittadini deportati e internati nei lager che, ieri in Prefettura, in occasione della “Giornata della memoria”, hanno ricevuto le medaglie d'onore, attribuite dal Presidente della Repubblica. Altri due riconoscimenti, assegnati agli ormai deceduti Giovanni Porcu e Giovanni Melis, sono stati ritirati dai familiari.
I TRE SOPRAVVISSUTI decorati raccontano le loro storie. E lo fanno sottolineando minuziosamente i particolari. Segno che, loro per primi, che hanno vissuto sulla pelle gli orrori del nazismo, non vogliono dimenticare. «Nel luglio del 1943 facevo il capostazione a San Daniele del Carso - spiega Giorgio Talmassons, 83 anni, nato a Gorizia, sardo d'adozione, residente a Decimomannu -. Prima la località era provincia di Gorizia, poi è diventata slovena. Un giorno sono arrivati i partigiani e hanno fucilato il mio superiore. Ero arrivato da poco. Uno di loro mi ha suggerito di scappare se non volevo far la fine del mio superiore. Ho iniziato a lavorare con altre 4 persone all'ufficio telegrafico di Gorizia, ma nel luglio del 1944 i tedeschi, convinti che boicotassimo i loro piani, ci hanno arrestati. Sono rimasto in carcere per una decina di giorni, poi sono stato portato con altri alla stazione e caricato su un vagone. Il treno era diretto a Villaco: uno dei centri di smistamento. Avevo 18 anni. Dopo mi hanno messo su un altro treno diretto vicino a Mauthausen. C'erano delle miniere di ferro. Io e gli altri dovevamo caricare 25 vagoni di minerali al giorno. C'era tanta sofferenza, fame e privazioni, ma sono sopravvissuto ». Enzo Aloisi, 85 anni, originario di Civitavecchia, residente a Cagliari, ha fatto l'accademia navale a Brioni, in Croazia. «Ero ufficiale - chiarisce - e quando c'è stato l'armistizio io e gli altri ci siamo imbarcati per Taranto. L'arrivo dei tedeschi ha impedito la partenza. Ci hanno chiesto se preferivamo rientrare a casa o appoggiare Mussolini. Abbiamo risposto che volevamo andare a casa. A quel punto ci hanno fatti salire su dei barconi e portati a Venezia. All'arrivo in stazione ci hanno fatti salire sui vagoni. Non avevamo capito che ci stavano portando nel campo di concentramento di Markt Pongau, tra Vienna e Salisburgo. Ho fatto 6 mesi in una cava di pietre e un anno in una fabbrica di alluminio». Modesto Melis, 89 anni ogliastrino, nato a Gairo, vive a Carbonia. «Sono stato arrestato a Firenze nel luglio del 1943 - ricorda l'uomo -. Dopo un mese di isolamento in carcere tra sporcizia, pidocchi e pulci, mi hanno portato nel campo di concentramento di Fossoli, frazione di Carpi, in provincia di Modena. Sono stato poi a Mauthausen dove ho trascorso due anni da internato politico. Il mio numero era 82441».¦
ELEONORA BULLEGAS