VIABILITÀ. DOPO VIALE TRIESTE ANCHE IN VIALE DIAZ FRONDE IN PICCHIATA
Tronchi si abbattono sulle strade e mettono a rischio le auto il dirigente dell'Ufficio comunale spiega: «Manca la sensibilità ma se li taglio insorgono gli ambientalisti».
di Ennio Neri
Cadono alberi in città? No. Solo fronde, “branche” in termine scientifico. Capaci comunque di fare danni alle auto in sosta o in transito, o peggio ancora ai passanti. Viale Trieste e viale Diaz, gli esempi degli ultimi giorni. Alberi il più delle volte avanti con gli anni, feriti dalla furia del vento. Ci pensa l’amministrazione a tenere tutto sotto controllo. Anche se con le mani legate, parzialmente legate, dal deficit culturale in materia di “verde”, di cui, secondo il dirigente comunale del servizio Verde pubblico Claudio Papoff, soffrirebbe la città, priva della facoltà di Agraria. Il rischio dei crolli degli alberi è “gestito” dalle squadre del verde pubblico comunale. «Non c’è alcun allarme - spiega il dirigente - i cedimenti degli ultimi giorni non riguardano alberi, bensì “branche” o rami. E oltretutto non sono certo quotidiani, ma vittime dell’azione combinata delle piogge e forte vento degli ultimi giorni che non raggiungeva da decenni i 100-110 Km orari». Il dirigente ammette la sua buona dose di fortuna. Perché in caso di incidente grave, le responsabilità cadrebbero sul penale. Così, gli alberi vecchi, andrebbero rimossi e sostituiti con piante più giovani. «Il problema è che l’assenza di una facoltà di Agraria non ha diffuso la giusta sensibilità - spiega Papoff - tutto è pianificato in modo ingegneristico e nessuno tiene conto del dinamismo degli alberi: esseri viventi che nascono e muoiono. E oltre ai vincoli paesaggistici interviene il fattore umano». E il riferimento cade sugli ambientalisti. «I pini di viale Diaz sono visibilmente vecchi e andrebbero sostituiti con piante più giovani - aggiunge Papoff - ma se io ne buttassi giù uno, già al secondo mi ritroverei qualcuno incatenato all’albero per protesta proprio come accadde in piazza Giovanni XXIII, dove ci è stata impedita, nel nuovo progetto, la risistemazione delle piante, posizionate anni fa in maniera eccessiva e senza alcun criterio scientifico». L’ultimo pino caduto è quello per le esigenze televisive legate alla visita del Papa. In quel caso, l'abbattimento era stato programmato.