Rassegna Stampa

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Porta a porta, il ritardo costa caro: oltre 100 milioni spesi in proroghe

Fonte: web SardegnaOggi.it
23 settembre 2014

 

Porta a porta, il ritardo costa caro: oltre 100 milioni spesi in proroghe
Due appalti e undici proroghe, a Cagliari ecco la spazzatura a peso d’oro: tre società dal 2005 gestiscono la raccolta rifiuti, in nove anni il Comune ha speso 219 milioni la metà senza gara aspettando il ‘porta a porta’.



CAGLIARI - Ai tempi della crisi i rifiuti sono un business sicuro. Paesi e città ne producono di continuo, tonnellate su tonnellate che qualcuno poi dovrà occuparsi di raccogliere e smaltire, sempre e senza soluzione di continuità: uno solo stop causerebbe gravi rischi per l’igiene e di conseguenza pericoli per l’ambiente e la salute dei cittadini.

Nel capoluogo sardo le società De Vizia, San Germano e Cns sanno bene di cosa parliamo. Dal 2005 gestiscono ininterrottamente il servizio di raccolta dei rifiuti a Cagliari. Con pochi bandi e numerose proroghe l’associazione temporanea di imprese riceve dal Comune milioni di euro, nell’ordine delle centinaia, in attesa che venga finalmente aggiudicato l’appalto del “porta a porta”. E l‘Ati sembra favorita anche per questa gara, dato l’esito dell’aggiudicazione provvisoria.

Tutto regolare, nessuno ha mai sollevato dubbi nonostante si tratti di cifre da capogiro in uscita verso una società che oltre Tirreno l’anno scorso è finita sotto la lente della magistratura. A maggio 2013 infatti i vertici della De Vizia, colosso con la testa a Torino(sede legale) ma col cuore ad Avellino che in Italia gestisce la raccolta in circa 200 comuni, destarono l’attenzione delle fiamme gialle. Nicola e Vincenzo De Vizia, Antonio Avellino e Antonio Baris vennero arrestati (ai domiciliari) nell’ambito di un’indagine sulla gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani nell'isola di Ponza. Secondo le cronache la Guardia di Finanza laziale aveva evidenziato presunte anomalie nella procedura di aggiudicazione della gara di appalto e nella fase di affidamento del servizio.

I CONTI. A Cagliari i primi contatti tra De Vizia (azienda capogruppo con il 40% dell’appalto, il resto è diviso alla pari) e amministrazione comunale risalgono al 2005 quando assieme alle altre due società (Cns e Aspica) vince il primo bando per la raccolta rifiuti. Gli impegni di spesa, registrati nelle determine comunali, parlano chiaro: un anno, da ottobre al successivo settembre, costa alle casse pubbliche 21 milioni di euro. Poi due proroghe semestrali agli “stessi prezzi, patti e condizioni” dunque altri 21 milioni. Stessa cifra viene spesa nel 2008 (nel frattempo ad Aspica subentra San Germano srl) e nel 2009 mentre il 2010 costa qualcosa in più (circa 26 milioni )tra Iva e adeguamento agli indici Istat.

Intanto il Consiglio comunale aveva già pensato a un servizio esteso nel tempo, così nel luglio del 2009 approva, su proposta della giunta Floris, un bando da nove anni (7+2) da 390 milioni di euro. Ma la situazione si complica e il nuovo servizio non parte. Così nel 2011, dopo una mini proroga quadrimestrale da 9 milioni, De Vizia e company vincono un altro bando, questa volta biennale, per garantire la pulizia fino all’aprile 2013: il costo totale è di 53 milioni di euro. Trascorso il tempo arriva una proroga fino all’aprile successivo per un totale di circa altri 28 milioni. Infine le ultime due proroghe: la prima da inizio maggio a fine giugno per 5 milioni di euro (due mesi) mentre la seconda, ancora vigente, da luglio fino a ottobre (9,9 milioni).

Totale? De Vizia, San Germano e Cns in nove anni di lavoro arrivano a incassare 219 milioni (i loro costi non si conoscono), una somma vicina a quella che si aggiudicherà il vincitore del bando “porta a porta” da 236 milioni varato dalla giunta Zedda. Tuttavia a sorprendere sono i numeri delle proroghe: oltre dieci a fronte di due bandi vinti, concesse tramite ordinanze sindacali motivate con “somma urgenza”, data l’irrinunciabilità alla prosecuzione del servizio, per una spesa complessiva che tocca i 140 milioni. Una valanga di soldi che, inutile dirlo, si sarebbero potuti risparmiare, e utilizzare diversamente, con una rapida conclusione dei bandi a lunga durata. Ma di fatto il Comune è con le spalle al muro: tra i ritardi, le proroghe sono il prezzo da pagare per tenere la città pulita e al sicuro da disastri ambientali. Senza considerare il fatto che le aziende hanno prodotto fatturato senza gara.

LITE IN TRIBUNALE. In realtà va detto che De Vizia da Palazzo Bacaredda vorrebbe altri soldi. Per ottenerli nel 2010 si rivolge al Tar chiedendo 10,9 milioni, come risarcimento danni, “corrispondenti a differenze per superiori costi quantificati nell’esecuzione del servizio imposto”. In sostanza ricorre contro le proroghe ordinate dall’ex sindaco Floris per la prosecuzione del servizio a fronte del bando scaduto. I giudici nella sentenza che nel 2013 dà ragione al Comune affermano che “sono stati consensualmente affidati anche consistenti incrementi che sono stati disposti, in favore dell’impresa De Vizia, con una serie di determinazioni del dicembre 2007 e che hanno determinato un notevole aumento del corrispettivo sempre con l’applicazione degli indici Istat, come previsto dal contratto”. La palla ora è al Consiglio di Stato.