SANT'ELIA. La protesta dei parenti di una disabile che pesa oltre 200 chili
Condannata dalla burocrazia agli arresti domiciliari per sette anni. La vicenda di Laura, 53 anni, disabile di oltre 200 chili e costretta sul letto di casa dal 2007 a causa di un'obesità patologica, ieri mattina è arrivata fino ai cancelli del municipio. Il marito Mimmo, accompagnato da un gruppo di cittadini, ha organizzato un sit-in e lanciato un appello disperato all'Ufficio alloggi del Comune affinché sua moglie possa essere trasferita dal nono piano di un palazzo nel cuore del rione Sant'Elia a un'abitazione al piano terra.
«Che cosa aspettano?», chiede il marito. «Un certificato di morte per chiudere definitivamente la pratica? Mia moglie è diabetica, cardiopatica e affetta da una disfunzione ormonale che non le permette di muoversi. La mole non le consente neanche di essere spostata e in caso di un'emergenza non sarebbe in grado di raggiungere l'ospedale in tempo».
Una situazione assurda che ieri ha spinto un quartiere intero alla mobilitazione. In via Roma non sono mancate le donne dell'associazione Sant'Elia Viva. «Hanno dimostrato una solidarietà incredibile, mia moglie non è sola e riceve assistenza sanitaria 24 ore su 24. Infermieri e fisioterapisti fanno il possibile per renderle l'esistenza più sopportabile».
Nonostante la Asl abbia offerto una sedia a rotelle speciale per gli spostamenti, l'assegnazione di un nuova casa sembra ancora lontana. Uno stallo burocratico che neanche una lettera inviata al Comune dal Presidente Giorgio Napolitano, contattato dal marito della donna, ha saputo sbloccare. «La risposta degli uffici è la stessa da anni - dice Mimmo - non ci sono alloggi idonei alle nostre esigenze». Nel mentre le condizioni di salute di Laura sono in costante peggioramento. «È reduce da un'infezione polmonare e a febbraio ha rischiato di entrare in coma».
Luca Mascia