Festival “L'armata dei Sonnambuli” tra gli appuntamenti finali del Marina Cafè Noir
Visti i tempi è una buona notizia: «La rivoluzione francese non è mai finita». Parola di Wu Ming 4 e 5, oppure Riccardo e Federico, scrittori del collettivo bolognese, ospiti ieri pomeriggio al Giardino sotto le mura del Marina Cafè Noir, per la serata conclusiva del festival. Si parla di rivoluzione e controrivoluzione, argomenti da maneggiare con cura, occhi aperti e una indispensabile carica di ironia.
Alla guida del viaggio nell'ultimo, imponente romanzo storico dei Wu Ming, “L'armata dei Sonnambuli”, Paolo Piras, inviato del Tg3. «Sappiamo tutti come va a finire - avverte subito il giornalista - ma il fascino del libro sta nel raccontarci quello che accadde prima che andasse a finire così». Perché se si immagina di segare longitudinalmente il romanzo si possono fare più letture: c'è il romanzo di formazione, il supereroe del tardo '700, un riuscito pasticcio linguistico, per la prima volta una figura femminile al centro della vicenda, e il germe di tutto ciò che abbiamo ereditato. «Le rivoluzioni - osservano Wu Ming 4 e 5 - falliscono tutte, come evento, ma il lascito non ha fine. La costituzioni sono tutte ispirate alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino; le categorie politiche di destra e sinistra sono figlie di quell'evento. Prima della Convenzione si vedeva solo la gloria intorno al politico, poi la politica diventa una rappresentazione teatrale, proprio come oggi. A qualcuno piaceva parlare da un balcone».
A leggere in profondità l'epopea del Terrore, dal 21 gennaio 1793, quando viene decapitato Luigi Capeto al secondo di piovoso dell'anno terzo (era il calendario della rivoluzione) vengono a galla idee e concetti che sui libri di storia, difficilmente si rintracciano. Come per esempio il fatto che il Terrore giacobino fosse un esclusivo fatto di élite e «non la volontà del popolo parigino di trovare una “soluzione finale” per cacciare tutti gli aristocratici fuori dalla vita pubblica».
Robusto, denso di rimandi, per esempio al mesmerismo, teoria pseudo scientifica del '700, secondo cui esiste un fluido magnetico che ci collega tutti, “L'armata dei Sonnambuli” è il primo libro dei Wu Ming in cui una figura di donna, quella della sarta Marie Nozière, ha un ruolo da protagonista: «Abbiamo affilato gli strumenti per creare un buon personaggio femminile - spiegano - non è una rivoluzionaria bella, un'Anita Garibaldi. È una donna molto umana». È lei a preparare il vestito da Scaramouche che indosserà uno sfortunato attore italiano, Leo, nei giorni del Terrore. «È un guitto, un poveretto che alla fine - incalza Piras - diventa una sorta di supereroe del '700». «Perché è il primo a capire - aggiungono Wu Ming 4 e 5 - che non basta più un palcoscenico, che c'è un teatro per la strada, naturale, dove si rappresenta la rivoluzione».
“L'armata dei Sonnambuli” segna un punto di arrivo di un percorso ventennale. Chi sono i sonnambuli oggi? «Chi si arrende all'idea che tutto non può che ripetersi eternamente». Notizia finale: il prossimo libro dei Wu Ming è sulla Grande Guerra, ma raccontata dalle retrovie.
Caterina Pinna