Per molti cagliaritani è un simbolo, un monumento della “città del sole” affacciata sul mare. Un gioiello del passato, oggi in disuso, che potrebbe risplendere sotto altre vesti. Magari in un hotel extralusso. Un albergo di cemento e cristallo con le finestre aperte sul Golfo degli Angeli.
IMMAGINI Un sogno, mai tenuto segreto, dall'ex presidente dell'Authority, dal visionario Piergiorgio Massidda che si era trovato a fare i conti con l'emergenza quando, agli inizi di gennaio di tre anni fa, uno dei solo era letteralmente esploso scaraventando sulla banchina, quintali di orzo rimasti lì da tempo. Così il dilemma: abbattere subito per garantire la sicurezza. Oppure? «Una rogna, è vero, che mi aveva però spinto a riflettere sul suo futuro mentre ordinavo lo svuotamento delle sementi e la messa in sicurezza. La testa mi diceva: “abbatti, non rischiare”, il mio cuore cagliaritano mi suggeriva: “mettilo in sicurezza e attendi pensando a un suo riutilizzo meraviglioso come appunto un hotel a più stelle”».
Una decisione ereditata da Vincenzo Di Marco, il comandante dell'Autorità marittima e della Capitaneria di Cagliari a cui il ministero ha affidato, fino ai primi di novembre, la guida, come commissario, dell'Autorità portuale.
LE IPOTESI La strada è di fatto tracciata. Via i silos. L'edificio-silos dovrà andar giù, cessare d'esistere a colpi di microcariche di dinamite o con sistemi più tradizionali d'abbattimento. Perché, ideali a parte, il gigante del Consorzio agrario che svetta sul molo Rinascita è ora diventato ingombrante, un impedimento allo sviluppo (programmato) dell'area di questa fetta di porto. Di quell'immensa banchina destinata ad accogliere le grandi navi da crociera ma anche, alla sua base rivolta verso Giorgino, la nuova darsena peschereccia da ottantacinque posti barca.
IL CONTENZIOSO «C'è in atto un problema di definizione tra l'ex concessionario, il Consorzio agrario, e l'Autorità portuale sulle competenze di ciascuno sugli oneri di demolizione», spiega Di Marco. Una valutazione ora al vaglio dell'Avvocatura dello Stato che una volta fatta aprirà la strada all'abbattimento. Che consentirà di liberare la banchina dal rudere e cancellare, dallo scenario porto di Cagliari, il simbolo della città che fu.
IL COMANDANTE «Fisicamente i silos non incidono sui due progetti di riqualificazione del molo Rinascita. Il terminalista delle navi da crociera sta andando avanti e così sta procedendo anche l'approdo peschereccio. La demolizione dell'impianto, tra l'altro, non cancellerà la volumetria visto che questa potrà essere spostata in una sottozona del piano regolatore portuale. Per questo l'idea dell'albergo all'interno del porto resta assolutamente percorribile e magari essere realizzata in una parte più nobile come quella di fronte a via Roma. La struttura ricettiva, inoltre, va pensata e decisa insieme al Comune, l'ente che non può certo restar fuori da scelte così importanti», precisa il commissario Vincenzo Di Marco. «L'edificio dei Silos, è vero, può anche rappresentare un simbolo, ma oggi, ed è una mia personale opinione, bisogna ragionare a una diversa estetica. Penso, per esempio, a Genova, al molo del Galeone dove esiste un hotel a due piani bello ed elegante che con i suoi negozi è inserito nella città e della città è un prolungamento».
L'EX PRESIDENTE Piergiorgio Massidda difende il sogno. «Mi ero fatto fare da un amico ingegnere una traccia di progetto: cemento, acciaio e vetrate di cristallo. Che albergo che ne verrebbe fuori. Avrebbe la sala congressi più bella del mondo con una vista sul Mediterraneo e sulla città», si sfoga pensando a un'idea che probabilmente resterà tale e non indosserà mai gli abiti della realtà. Euro più euro meno ci vorranno circa due milioni per spazzar via i silos. «Per trasformarlo in albergo ne serviranno cinque, solo tre in più. Il porto di Cagliari rientra nel piano delle autostrade del mare, se si vuole i soldi si trovano. Basta decidere. Sono un visionario? Forse. Ma perché non pensare in grande. Cagliari può permetterselo».
Andrea Piras