«Il Pd non esiste, e anche Verdini è morto da anni però il Male lo tiene in piedi»
Satira ed ecologia: a Cagliari c'è Mr Caterpillar
D avanti al microfono è il conduttore di Caterpillar, il programma che ha ideato per la gioia degli ascoltatori di RadioRai; dietro una scrivania della Asl di Trieste è uno psicologo innamorato del proprio lavoro. Sul palco del Marina Cafè Noir, oggi pomeriggio alle 18 a Cagliari al giardino sotto le Mura, Massimo Cirri sarà ospite di Gianni Zanata per una chiacchierata “Tra spreco e sostenibilità”. Abituato a fare più cose alla volta, nulla di strano che risponda a queste domande mentre pedala verso gli studi radiofonici su una bici pubblica del Comune di Milano.
In radio esordisti con una poesia sulla morte di Andropov, sostenendo che era morto da quattro anni. Lo hai mai pensato anche di un politico italiano?
«Sono incrollabilmente convinto che Verdini sia defunto da anni, ma l'alone di Male che lo circonda è così potente da tenerlo in piedi».
Anni fa al festival di Gavoi domandasti a Ignazio Marino come mai la Chiesa Luterana di Svezia - che partecipava al Gay Pride - fosse più laica del Pd. Le cose sono cambiate?
«Erano le due grandi questioni irrisolte del Novecento: come mai in montagna c'è più freddo e come fanno le Chiese scandinave a essere più laiche del Pd. Alla prima domanda non ho ancora trovato risposta, ma almeno la seconda non si pone più».
Perché?
«Intanto perché le Chiese scandinave sono ancora più laiche di quando posi la questione a Marino (che pure rappresentava l'area laica del partito) e quindi il paragone sarabbe ancora più improponibile. Ma soprattutto perché, come ha detto un ascoltatore di Caterpillar dopo le Europee, “non abbiamo votato Pd, abbiamo votato Renzi”. Il Pd semplicemente non esiste più, quindi non avrebbe senso domandarsi se è laico, casomai ci si può chiedere se lo è Renzi. Detto questo, ti informo che mentre rispondo sto sfrecciando sui 16-17 chilometri orari: mi faccio paura da solo».
Dopo Gavoi sei stato all'Argentiera, al festival di Flavio Soriga, e ora sei al Marina Cafè Noir: frequenti molto la Sardegna che scrive e dibatte. Davvero non hai di meglio da fare?
«In effetti no. Detto questo, vorrei fare un inciso serio: io credo poco alla territorialità, eppure da toscano devo ammettere che la Toscana non tira fuori nulla di interessante dal Quattrocento mentre in Sardegna, e lo dico dall'alto della mia ignoranza da profano che però ama la lettura, oggettivamente ci sono tante persone che scrivono. Non so quanto sia importante che vengano da una regione piuttosto che da un'altra: ti capita di leggere una cosa vivace e poi nella quarta di copertina scopri che l'autore è nato in Sardegna, tutto qua. O almeno: per me è così. Il fatto che l'autore sia sardo non aggiunge né toglie nulla, però qualcosa la dice».
Da psicologo, come hai visto cambiare le patologie mentali durante la tua carriera?
«Mi sembrano in aumento le sofferenze legate alla solitudine. C'è meno collante sociale, veniamo da decenni in cui si predicava io da solo e al diavolo tutti gli altri e le conseguenze si vedono, le persone si stanno sulle balle l'un l'altra. E poi c'è l'incertezza collettiva che deriva dalla crisi economica, ovviamente. E solitudini e incertezza inquinano gli animi e li disgregano. Oh, ma tu hai un'idea di quanto pesa la bici di Pisapia?».
A che punto sei arrivato?
«Vedo l'Arco della Pace ma mi sembra fiammeggiante, devo avere qualche problemino di respirazione».
Lo scorso weekend uno psichiatra ha portato 250 pazienti a fare trekking-terapia in Ogliastra.
«Lo so, l'ho letto su ForumSalute. Mi sembra una buona idea, d'altra parte camminare è una cosa che fa bene a tutti, non solo ai sofferenti, e fanno bene tutte le attività che rifiutano le false soluzioni individuali: pensa ai milioni di persone che fanno il Cammino di Santiago, no? L'Ogliastra non la conosco ma non dubito che sia altrettanto bella e santa, per quanto...».
Per quanto?
«Per quanto comunque stiamo parlando di una zona della Sardegna: magari vai lì a fare due passi e spunta Soriga che te la mena a martello. No, temo che non riuscirei a rilassarmi».
Celestino Tabasso