Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il libro dei deportati, anagrafe di un Crimine

Fonte: L'Unione Sarda
27 gennaio 2009

Sono 23.826 persone. La popolazione di una cittadina non piccola, se consideriamo che Iglesias non arriva a 27 mila abitanti. Sono stati nei campi nazisti, e metà di loro ci sono morti. Sono le vittime dell'altra Tragedia, la deportazione che da oltre sessant'anni cammina accanto alla Shoah sui sentieri sbiaditi della nostra consapevolezza.
Oggi, nel Giorno della Memoria, Mursia manda nelle librerie un testo che li nomina tutti. Si intitola “Il libro dei deportati. I deportati politici 1943-45” (296 pagine, 19 euro) e racchiude le schede personali delle italiane e degli italiani che furono spediti nelle macchine di sfruttamento e sterminio allestite dal Terzo Reich per reprimere la dissidenza e procurarsi manodopera per lo sforzo bellico. È un'anagrafe accurata e disperante, un monumento allo scrupolo storiografico inteso come dovere civile che è stato edificato mattone dopo mattone, scheda dopo scheda, in sei anni di lavoro. Sotto la direzione di Nicola Tranfaglia e Brunello Mantelli, i ricercatori del Dipartimento di Storia dell'Università di Torino Francesco Cassata, Giovanna D'Amico e Giovanni Villari hanno lavorato sugli archivi ufficiali dei campi di concentramento, dei ministeri dell'Interno di Austria e Germania e della Croce Rossa, incrociando le informazioni con gli elenchi che in questi decenni sono stati ricostruiti e conservati sia da singoli deportati e dalle loro associazioni, sia da istituti storici locali. C'è, nella cittadina dei deportati, anche un piccolo quartiere sardo: 69 ospiti dei lager venivano dalla provincia di Cagliari, altrettanti da quella di Sassari, 43 dalla provincia di Nuoro. Tutti uomini.
Nelle sigle e nelle cifre dei cartellini sono liofilizzate le loro biografie di schiavi del regime. Storie come quella del cagliaritano Antonio Cabras, arrivato a Mauthausen a 38 anni il 13 gennaio 1944: «Primo numero di matricola 42016; classificato con la categoria Pol. Mestiere dichiarato venditore ambulante1. È trasferito a Zement-Ebensee (Mauthausen)1. È trasferito a Mauthausen. È trasferito a Zement-Ebensee (Mauthausen). Deceduto il 19 aprile 1945 a Ebensee (Mauthausen)». A luglio avrebbe compiuto 40 anni. “Pol” sta per detenuto politico, probabilmente già schedato dal fascismo come oppositore. Classificazione diversa ma stessa sorte per un altro sardo, stavolta del Capo di Sopra: «Gavini Gavino, nato il 5 febbraio 1904 a Sassari (SS). Arrestato a Verona. Giunge a Mauthausen il 19 dicembre 1944. Primo numero di matricola 113987; classificato con la categoria Schutz. Mestiere dichiarato aggiustatore. Deceduto l'11 aprile 1945 a Gusen (Mauthausen)». “Schutz” sta per Schutzhäftling, deportato per misura precauzionale.
Sono solo alcune delle notizie che si possono ricavare da molte delle schede censite dai ricercatori: «Abbiamo incrociato una mole di dati di provenienza disparata», spiega il professor Mantelli, «dai musei istituiti presso i campi fino alla Gazzetta Ufficiale, che ha pubblicato gli indennizzi che venivano riconosciuti: alla fine ci siamo trovati con un database con circa 40 mila nomi e 120 campi da compilare per ciascun nome, dal luogo di nascita fino all'autore dell'arresto». I sei anni di lavoro non sono stati solo di raccolta, ma anche di elaborazione e selezione dei dati. Un lavoro promosso dall'Associazione Nazionale Ex Deportati e reso possibile dal sostegno della Compagnia di San Paolo e della Regione Piemonte, determinanti in tempi di bilanci universitari disastrati. Ora, aggiunge Mantelli, tocca agli istituti per la Storia della Resistenza e ai ricercatori che lavorano nelle diverse regioni arricchire la ricerca, aggiungere elementi storici e biografici a quelle 23.826 vicende umane.
Un compito di grande valore scientifico e civile: non possiamo permetterci di dimenticare i partigiani, i militari internati dopo l'8 settembre, i lavoratori, gli zingari, gli antifascisti, gli “asociali” che finirono - dopo che il lavoro da schiavi li aveva stremati fino a renderli inutilizzabili - nelle camere a gas e nei forni crematori della cui esistenza sempre più spesso si dubita.
CELESTINO TABASSO

27/01/2009