Questa sera a Cagliari il via al festival di letterature applicate è affidato a Staino
«Papa Francesco? Un uomo pieno di humour»
O ggi alle 18, piazzetta Savoia a Cagliari, il compagno Bobo uscirà in carne e ossa da una delle sue celebri vignette: per raccontare e raccontarsi. Nelle vesti di Sergio Staino, che indossa quando non sta sulla carta dei giornali, aprirà il Marina Cafè Noir. A presentarlo (si fa per dire, non ce n'è davvero bisogno) sarà Bepi Vigna.
L'arrivo del compagno Bobo fa da cornice a una mostra di disegni anticlericali organizzata dall'Uaar, che è il movimento di atei e agnostici. A proposito: con papa Francesco è più difficile fare satira? Settantaquattro anni, architetto, matita in stato di grazia, Staino - che non è esattamente un tifoso di santa romana chiesa - risponde pensieroso: «Francesco è un uomo intelligente e sensibile alla sofferenza del prossimo, soprattutto dei poveri. Ha un buon senso dello humour e mi piace pensare che forse, su alcune vignette dedicate alle gerarchie vaticane, potrebbe ridere di cuore anche lui». Dunque è sicuramente più difficile sbaffeggiarlo. Si prestavano meglio Ratzinger e, prima di lui, Wojtyla? «Il Wojtyla che tuonava contro la guerra in Iraq è stato un gran papa ed è riuscito a farmi tornare nelle chiese dove si svolgevano manifestazioni pacifiste. A Ratzinger, più vanitoso e vulnerabile, va riconosciuto di essersi ritirato al momento giusto, quando cioè si è accorto che non riusciva a colpire i signori dello Ior, la banca vaticana». Detto questo resta un Muro, più alto e robusto di quello costruito a Berlino, per tenere sigillati bioetica e diritti civili. «E su questi temi a tutt'oggi non c'è papa che tenga». Staino del resto è sempre stato dell'idea che l'ingerenza della Chiesa negli affari italiani sia intollerabile. «Assieme a quella di qualunque altro Stato straniero». Il riferimento agli Usa è puramente casuale.
Tornando alla satira, facile ridere di preti e suore ma non sarà che gli atei, solitamente molto compresi nel ruolo, non riescano a ridere di se stessi per mancanza di autoironia? «Se è soltanto per questo, non si vedono molte vignette neppure sulla Croce rossa».
Il compagno Bobo, che vive di tormenti, dubbi, perplessità e stupori, ha smesso nel frattempo di occuparsi di Silvio Berlusconi, che ha riempito tante delle sue vignette. «Ormai annoia». Pare funzionare solo in abbinata al suo socio di maggioranza, Matteo Renzi, che invece «ha un gran futuro davanti» e perciò diventerà bersaglio permanente della satira. Nonostante abbia raggiunto nei sondaggi il 64 per cento. «Ovvio che abbia il 64 per cento di gradimento. Se le chiedessero: lei chi preferisce, Renzi o d'Alema?»
La domanda resta impiccata per evitare querele. Ma sui rottamati il saggio Bobo non ha cambiato opinione negli anni. E mettendoci dentro anche l'inossidabile Veltroni, confida in un lungo requiescant in pacem. Insomma, che si levino definitivamente dai piedi per consentire al Pd di crescere. Magari a sinistra.
Nel panorama politico nazionale resta infine da valutare l'altro grande protagonista, Beppe Grillo, che alcuni vedono come un guru illuminato e altri come una simpatica piattola resistente agli insetticidi. «È un grande egoista, non riesce a vedere nulla al di fuori di se stesso. A volte stento a credere che abbia un cuore, una goccia di generosità, di altruismo...Lo considero uno dei più grandi distruttori di quel che di bello dovrebbe avere la sinistra». Visto che siamo in tema di distruzione, chi ha assassinato L'Unità?
Colpito a cuore ma non affondato, il compagno Bobo resta in bilico tra la voglia di mostrare tutta la sua rabbia e la necessità di non uscire dal seminato della diplomazia. «L'Unità è stata uccisa da dieci piccoli indiani». Ai lettori il compito di scoprire chi si nasconde (nomi e cognomi) dietro la fine del giornale fondato da Antonio Gramsci. Tutt'intorno si muove un'Italia ballerina e, a tratti, inquietante. Fortuna che Bobo «è molto miope, anzi, mi dicono ormai quasi cieco. Questo permette ad entrambi, cioè a lui e a me, di immaginarci qua e là ancora qualcosa di bello e promettente». Per esempio un piccolo miracolo a scadenza rapida, da consumare - secondo i programmi di uno straordinario imbonitore - da qui a mille giorni. Subito dopo, se non funziona, c'è il baratro.
Giorgio Pisano