Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il “fortino” di case popolari

Fonte: L'Unione Sarda
9 settembre 2014


PIAZZA MEDAGLIA MIRACOLOSA. Circa 250 famiglie nello spazio nascosto alla città

 

Percorsi a ostacoli e bimbi privati di scivoli e altalene


 

Lo scivolo per far giocare i bambini non c'è. Al suo posto c'è un parente povero, “l'inciampo”: è anche questo un gioco, partecipano soprattutto gli anziani e non è divertente. L'ha provato per credere, e dopo diverse settimane ci crede ancora moltissimo a causa dei dolori, un'anziana che in piazza Medaglia Miracolosa è inciampata nelle mattonelle mancanti della pavimentazione, sollevata dalle radici dei pini. Chi abita in quella specie di “fortino” di palazzi popolari al confine tra Is Mirrionis e San Michele, assicura che la signora non si è ancora ripresa, ma la causa al Comune l'ha fatta. Non che nel resto della piazza, dove abitano circa 250 famiglie, la situazione sia migliore: le montagnette di asfalto, sollevato dalle radici degli alberi, sono un percorso per gambe enduro. Ma, tanto, se ne accorge soltanto chi ci abita, perché piazza Medaglia Miracolosa non porta da nessuna parte e da nessuna parte viene, non ha negozi né uffici: ci va chi ci deve andare, cioè i residenti e i loro ospiti. La città, il resto della città, non vede: ne consegue che il cuore (degli altri) non duole.
GLI ALLAGAMENTI Sergio e Franco fanno da ciceroni per illustrare ciò che nella piazza non va. Raccontano anche dei giorni in cui chi abita in piazza Medaglia Miracolosa si monta la testa e si convince di essere a Venezia: succede quando piove appena più di poco e dai tombini tracimano le fogne, creando un suggestivo “effetto acqua alta” (è del 2008 la rappresentazione più fedele, grazie a diverse decine di centimetri di liquami: il video è su Youtube).
AIUOLE SECCHE Con l'acqua, quel trapezio di asfalto e alberi dentro un quartiere che non lo vede, non ha un rapporto esattamente meraviglioso. Da moltissimi anni, ad esempio, nelle aiuole il Comune ha sistemato un impianto d'irrigazione completo di spruzzatori, gran parte dei quali è ancora lì. I residenti, però, non si sono dimostrati molto grati, ma non è che hanno un brutto carattere: più semplicemente, avrebbero gradito che quei tubi fossero collegati all'acquedotto, così magari si sarebbe dato un senso all'ultima parola dell'espressione “impianto d'irrigazione”. Ma non è il caso di essere sempre pignoli, neanche per quanto riguarda i cestini portarifiuti: ce n'è solo uno, che qualche residente ha rimosso da un'altra strada ed è arrivato lì, come dire, per transumanza. Sull'asfalto molti segni di ruote di scooter, frutto di altrettante evoluzioni. I dissuasori che impedivano l'accesso alle auto, abbattuti da chissà chi, non sono mai stati rimpiazzati.
NOTE POSITIVE Che cosa va bene? Gli ascensori nelle palazzine, ad esempio, che non si guastano mai perché non ci sono. Nessun problema nemmeno per la pulizia, ma stavolta sul serio: per terra non c'è nemmeno una cartaccia. Il merito è di chi abita lì e del netturbino che fa il suo dovere. Anche i giardinieri non se la cavano male, nella pulizia delle aiuole secche (rileggere alla voce “impianto d'irrigazione non collegato”), ma ad attribuirsi il ruolo sono stati, per disperazione, cinque giovani residenti che s'incaricano di raccogliere gli aghi di pino e di buttarli via. Va bene, infine, che le mamme abbiano inviato una petizione al Comune per chiedere l'installazione dei giochi per i bambini. Poi nessuno da via Roma ha replicato, ma si sa: domandare è lecito, rispondere è cortesia.
Luigi Almiento


Non sbaglia chi vuol far l'americano

 


“Stati Uniti d'America per i popoli liberi”. Così si legge su alcune targhette inserite nelle palazzine popolari in piazza Medaglia Miracolosa, che risalgono al Dopoguerra. Il settanta per cento della città era stato distrutto dai bombardamenti, si moriva di malaria: era necessario ricostruire, bonificare. A questo servì il Piano Marshall finanziato dagli Usa.
Is Mirrionis, San Michele e Sant'Avendrace erano un'area industriale e militare, già nell'Ottocento. C'era la cava di Tuvixeddu, ma poi nel 1927 arrivò l'Italcementi che fino al 1970 mantenne attiva la cementeria in via Santa Gilla, ora sede del centro polifunzionale che ospita L'Unione Sarda, Videolina e Radiolina. C'erano le casermette militari (ora ospedale “Santissima Trinità”), la scuola elementare in viale Sant'Avendrace, il molino in piazza Sant'Avendrace, sorsero l'istituto delle suore e le case popolari in via Montello.
Quelle targhette metalliche sono poi state dimenticate, ma meriterebbero nuovi studi storici. (l. a.)