Viaggio nel Centro comunale di solidarietà Giovanni Paolo II gestito dalla Caritas
In fila per un pasto caldo e la doccia: cresce il disagio sociale
«Avanti altri cinque». All'ora di pranzo il centro di solidarietà Giovanni Paolo II si trasforma in una casbah. L'afa opprimente avvolge gli odori forti del sugo e di centinaia di persone in attesa. Bambini, anziani, pensionati, immigrati, bianchi, neri, gialli, cristiani, musulmani, induisti, tutti diligentemente in fila seguiti a vista dai volontari. E non solo per una pasto. Cresce anche chi si rivolge alle associazioni di viale Sant'Ignazio per una doccia, per una visita medica, per un consiglio giuridico o, più semplicemente, per scambiare quattro chiacchiere e cancellare almeno per un attimo la solitudine. D'estate, poi, i problemi sembrano aumentare in maniera inversamente proporzionale al caldo.
LA BATTAGLIA Don Marco Lai è un guerriero instancabile. Ogni minuto della giornata è destinato a escogitare il modo per alleviare i dolori e le sofferenze di in esercito di poveri, diseredati e disadattati, ma anche di chi più semplicemente ha perso il lavoro o è reduce da una disavventura familiare. Nell'ufficio di quella che chiama la Cittadella della carità , tra le facoltà di Giurisprudenza ed Economia, snocciola numeri da brividi che inquadrano lo stato di disagio e necessità in cui galleggia una parte neanche tanto sommersa di uomini e donne. «Il capoluogo è una calamita e circa 500 persone vivono in strada». La maggior parte di loro non ha altre alternative che sopravvivere grazie al buon cuore dei volontari. Nella Cittadella della carità sono a disposizione il pronto intervento per emergenze socio-assistenziali; l'accoglienza notturna per persone senza fissa dimora; l'accoglienza alle famiglie dei carcerati; i centri d'ascolto del disagio; l'ascolto e l'accoglienza di donne in difficoltà; la mensa Caritas». Un ruolo fondamentale hanno anche il servizio ambulatoriale di 60 medici specialisti che lo scorso anno hanno seguito 2500 pazienti e il centro antiusura che ha analizzato 500 di casi.
UN PASTO CALDO Il giorno per i volontari della Caritas inizia presto. «Offriamo mediamente 170 colazioni, 300 pranzi e 250 cene», aggiunge don Marco Lai che lancia un appello: «Donate cibo, sfamare 700 persone al giorno - 10 anni fa erano appena 70 - non è semplice. Abbiamo costi importanti: l'emergenza non finisce mai».
IL DORMITORIO Una rampa di scale ed ecco l'ingresso del girone di chi non ha neanche una casa dove dormire. L'odore della marijuana è intenso a dispetto di un fantasioso cartello che vieta l'uso di canne nelle stanze. La visuale è mozzafiato e domina il porto di via Roma. Dentro la poesia è meno intensa: sotto i letti le valigie con quel poco che rimane per superare le stagioni, su scatole trasformate in comodini la sveglia e le immaginette della Madonna. Le scarpe fuori, sui davanzali.
NUOVO UMANESIMO Don Marco Lai insegue un ideale. «La Cittadella della solidarietà rimette al centro la persona e una nuova cultura dell'umanesimo. Gli uomini non sono numeri, inutili quando rappresentano un costo. Per questo - conclude il sacerdote - c'è bisogno del reddito di solidarietà. Chi ha disagio, non riesce a risolverlo. Serve serenità, che solo un salario di inclusione sociale può offrire».
Andrea Artizzu