Negozi e bar aperti: via Roma è il punto d'incontro della domenica
L'ex salotto rovinato dalla malavita torna in auge
Mai accendere la luce, la mattina, se la moglie dorme ancora: s'infastidirebbe. Del fatto che sia andata così, ieri, l'anziano seduto a un tavolino del bar sotto i portici di via Roma offriva cinque indizi, tutti indosso: giacca beige, maglietta gialla, pantaloni grigi, calze marroni e scarpe nere. Doveva essersi vestito al buio, per poi fare colazione - con una certa autoironia - in un locale che si chiama “Fashion bar” (significa bar della moda ), vicino alla stazione.
I “PORTICHESI” Il pensionato in technicolor è solo un esponente del variegato popolo dei portici di via Roma, che la domenica mattina sono affollati esattamente come negli altri giorni. L'unica differenza è il passo: più lento, appunto festivo. Salotto no, salotto lo era decenni fa, ma poi sbandati e delinquenti hanno rotto una tradizione. Punto d'incontro, invece, sì, i portici lo sono rimasti: «Perché la domenica ci sono la Rinascente, i bar e diversi negozi aperti», spiega Stefano Anedda della libreria la Feltrinelli. E lui lo sa, considerato che quei portici li conosce bene: «Dal 1973 al 2009 ho lavorato alla Casa del disco: chiudevamo alle 20, quando di fatto scattava il coprifuoco e avevamo paura anche di percorrere poche decine di metri, ma ora è molto meglio, anche se certi problemi restano».
LA REGIONE Ad esempio, poco lontano le guardie giurate in servizio al Consiglio regionale presidiano il porticato per evitare che sia conquistato da vagabondi, bevitori di birra da guinness (nel senso della classifica dei record, non della marca) e balordi che non disdegnerebbero di pasticciare le sculture di Nivola: «Una pattuglia è sempre all'esterno giorno e notte, proprio per questo», precisa uno di loro.
I BAR Difficile trovare un posto ai tavolini esterni dei bar, che pure sono tanti, soprattutto nella parte verso piazza Deffenu: «Si lavora bene anche con i turisti, malgrado siano un po' meno rispetto agli anni scorsi», analizza Gianluca Tronci del Café Bistrot, che già in passato lavorava in un'attività nel porticato: «Facciamo il pienone quando ci sono le notti bianche dei negozi: dovrebbero organizzarle con maggiore frequenza». Più criptico il tabaccaio di fianco alla farmacia: «Non rilascio interviste», scolpisce in solo audio, senza quasi alzare gli occhi dal giornale che sta leggendo. Al Caffè Roma è accomodato un gruppo di donne sulla cinquantina, in mezzo a qualche turista, famigliole e coppie di anziani.
ELEMOSINE Non pervenuti, quasi, i mendicanti, dai quali negli anni Ottanta e Novanta ci si sentiva chiedere: «Hai qualche monetina in tasca che ti stressa?». Non pervenuto, ieri, nemmeno l'uomo che da decenni, all'angolo tra via Roma e largo Carlo Felice, fa giocare tra loro gatti e minuscoli topolini: lancia così un segnale di concordia universale che, a giudicare dalle guerre in corso, ha difficoltà a giungere a destinazione. I mendicanti della generazione 2.0 si affidano ai cartelli («Ho fame» è il concetto principale) e stanno zitti. Un senegalese di cinquant'anni, non vedente, suona la kora, uno strumento che - da un rapido sguardo - risulta avere 22 corde: «No, venti uno», puntualizza. Qualche «fuori di testa», come sintetizza Stefania Pitzanti, del negozio di abbigliamento “Nuovo Olympia”, «ogni tanto entra, ma gli addetti alla sicurezza lo accompagnano fuori. I lavori per la metropolitana hanno sottratto parcheggi: ora si soffre, nel commercio, ma in futuro speriamo che la metro migliori gli affari». Intanto l'ufficio turistico del Comune, al Municipio, distribuisce mappe di Cagliari e guide ai monumenti.
AMBULANTI Ci sono poi i venditori bengalesi di custodie per cellulari: cinque banchetti lungo le poche centinaia di metri coperte dai portici. Tutti - nessuno escluso - per trasportare la merce usano gli scatoloni delle banane Dole. Perché questa discriminazione nei confronti, ad esempio, di ananas o prugne? Ali Mobarak, 43 anni, sorride: «No, è buono anche l'ananas, ma le scatole di banane sono più grandi e hanno due buchi per le mani». Incontestabile.
Luigi Almiento