L'azienda intenta una causa civile col Comune per un debito di 7 milioni
Un debito con la Tecnocasic di sette milioni e mezzo di euro destinato a crescere di circa 350 mila euro all'anno. Ciascun sacchetto di “indifferenziata” che arriva a Macchiareddu, a quanto pare, viene fatto pagare al Comune a peso d'oro. Non dall'impianto di smaltimento però, ma dalla legge.
IL DEBITO Tutto gira attorno a una penalità stabilita dal decreto Ronchi, e che parla chiaro: i Comuni che entro il 2012 non differenziano il 65 per cento dei rifiuti prodotti devono pagare una multa. E a battere cassa a Palazzo Bacaredda in questo caso è proprio la Tecnocasic, l'azienda che si occupa dello smaltimento dei rifiuti e di cui tra l'altro il Comune è azionista: parte del conto da pagare è già stato portato davanti al Tribunale civile. «Il debito con la Tecnocasic che risale al 2002, riguarda anche le amministrazioni precedenti, e si riferisce al mancato raggiungimento degli obiettivi sulla raccolta differenziata previsti dalla legge per disincentivare lo smaltimento in discarica», spiega l'assessore ai Servizi Tecnologici Paola Loi. «Si tratta di un debito che non verrà imputato nella Tari», ci tiene a sottolineare, «e non porterà alcun aumento delle tariffe per i cittadini».
CHI NON DIFFERENZIA PAGA Da una parte quindi c'è la Tecnocasic che per aver smaltito per anni quei sacchetti di rifiuti “misti” chiede di essere risarcita, come detta la legge. Dall'altra il Comune, che ha sempre più fretta di dotare ogni abitazione di contenitori per umido, vetro, secco e plastica, dare l'avvio alla raccolta porta a porta e non accumulare più sanzioni su sanzioni. «Diversi elementi con il porta a porta portano un risparmio garantito», spiega Fabrizio Marcello, presidente della Commissione Servizi tecnologici del Comune.
IL RISPARMIO Punto primo: «Non ci sarebbero più penali da pagare». Secondo: «Conferendo in discarica, come stimato, circa 15 mila tonnellate di rifiuti in meno, si risparmiano 2 milioni e mezzo di euro di costi di smaltimento dei 12 annui pagati attualmente». Terzo: «Vendendo vetro, ferro, carta e lattine stimiamo di recuperare altri due milioni e mezzo». Un'altra via per l'abbattimento dei costi dovrebbe essere percorsa parallelamente: «L'ammodernamento degli impianti e la costruzione di una discarica che consenta alla Tecnocasic di non dover smaltire le 42 mila tonnellate di inerti e ceneri in discariche esterne. Se ne avesse una propria», continua Marcello, «il risparmio sarebbe ancora maggiore».
Veronica Nedrini