Studio di Confcommercio su 62 Comuni. Costi dello smaltimento: 308,49 euro l'anno
Tassa sui rifiuti, la città si conferma tra le più care d'Italia L'acqua minerale alla spina anziché in bottiglia nei ristoranti e nei bar cagliaritani non è più una novità. La presenza di un trita verdure che riduce il volume di rifiuti umidi prodotti è più difficile da verificare, ma molti ristoratori, che quotidianamente hanno a che fare con una mole di scarti abnorme, assicurano che in molte cucine c'è. Eccome.
AUMENTI NON GIUSTIFICATI Sono tanti gli accorgimenti adottati dai commercianti per produrre meno rifiuti, eppure la quota variabile, in base alla quale viene calcolato l'importo della Tari (la nuova tassa sui rifiuti), il cosiddetto «coefficiente presuntivo di produzione (stabilito dal decreto Ronchi), è invariato dal 1992. L'applicazione di questo coefficiente non è più giustificata in quanto si basa sulla produzione degli anni '90. Se oggi i consumi sono calati e i bilanci delle aziende sono in costante contrazione c'è anche una minore produzione di rifiuti», denuncia Confcommercio.
LO STUDIO Secondo un'indagine condotta a gennaio 2014 da Confcommercio su sessantadue Comuni italiani quello cagliaritano risulta secondo soltanto a Venezia per importo annuale pro capite della Tari: a Cagliari si pagano 308, 49 euro, a Venezia 336,16. A seguire Tortolì (291), Salerno (274), Siracusa (263), Benevento e Agrigento (258), Siena (255), Roma (248) e Lucca (235). In coda al lungo elenco c'è il Comune di Andria (116 euro) in cui si paga la Tari meno cara d'Italia. Almeno questo era il quadro fino a gennaio 2014, data in cui molti Comuni italiani non avevano ancora approvato il bilancio e adeguato le tariffe.
AUMENTI La nuova tassa sui rifiuti, inglobata nell'imposta comunale unica Iuc, prevede aumenti sostanziosi rispetto alle tariffe Tarsu e Tares. «Un bar di Cagliari, per esempio», spiega Giuseppe Scura di Confcommercio, «con la Tarsu pagava 18 euro a metro quadro all'anno, oggi ne paga 21,45. C'è un incremento del 19 per cento». Gli esercizi commerciali maggiormente colpiti sono gli alimentari, le macellerie e le botteghe di frutta e verdura. Se prima pagavano 9,88 euro a metro quadro oggi devono pagarne 13,81: il 41 per cento in più.
DIFFERENZE INESISTENTI Inoltre, continua Scura, «la stortura nel calcolo di quest'imposta è data dal fatto che all'interno del coefficiente presuntivo di produzione esistono differenziazioni che oggi non hanno più senso». Il trattamento economico riservato a banche e uffici ad esempio: «entrambi producono carta ma gli uffici, secondo le tabelle, ne producono (e quindi pagano) molta di più».
CONFESERCENTI Più soddisfatta sulle tariffe ottenute è invece Confesercenti. «A inizio anno Tari e Tasi preoccupavano molto di più. In diversi incontri con l'amministrazione comunale, che si è mostrata molto disponibile, c'è stato un ridimensionamento che riguarda entrambe le tasse», spiega Roberto Bolognese, presidente della Confesercenti provinciale. «Siamo già a una linea rossa invalicabile però», sottolinea Bolognese, «e a un limone già spremuto non si può chiedere nulla di più».
Veronica Nedrini