I 30 allievi del Conservatorio di Cagliari e le borse di studio per l'Accademia
L orenzo Baldoni lo ripete più volte che è un ragazzo fortunato. Dev'essere di sicuro uno che ha l'umiltà dei talenti, perché a chi sogna di vivere di musica non può bastare l'esser nato sotto una buona stella. Lui, cagliaritano di 25 anni, diplomato in clarinetto nel 2009, lo scorso ottobre è entrato nell'Orchestra giovanile Luigi Cherubini, istituzione (fondata da Riccardo Muti) che seleziona gli strumentisti in tutta Italia, offre tre anni di contratto, una paga di 80-110 euro al giorno; e per tanti diventa il passaggio verso i più prestigiosi teatri del mondo.
È un crocevia di sogni e di storie, il Conservatorio di Cagliari. E in questi giorni in cui duecento studenti di tutti i Continenti sono qui per frequentare, con i grandi maestri, le masterclass di alto perfezionamento dell'Accademia internazionale di Musica - solo a uno sguardo superficiale può sfuggire il supplemento di fatica, di sacrificio, di spina dorsale che, in quest'arte più che in altre, tocca a chi è nato in Sardegna. Questione di opportunità che mancano, del clima mediamente asfittico di un'isola, dei sempre magrissimi bilanci delle scuole, dell'inesistenza di sponsorizzazioni da parte dei privati e delle aziende. «Qui abbiamo dei talenti straordinari, ma purtroppo - dice la direttrice Elisabetta Porrà - per tanti ragazzi bravi ma di famiglia non abbiente l'alta formazione finisce qui». Intanto sono trenta gli allievi che hanno ricevuto la borsa di studio assegnata dall'Accademia in collaborazione con il Conservatorio. Trenta ragazzi che per dieci giorni (fino al 3 settembre) hanno la possibilità di studiare con i grandi nomi della musica internazionale, maestri come il violoncellista Marc Coppey, i pianisti Jacques Rouvier, Fabio Bidini e Jean Marc Luisada, il violinista Pierre Amoyal, la soprano Luciana Serra, e tanti altri. Tutti artisti che non hanno mai granché tempo per insegnare, e quando lo fanno è giusto per seguire professionisti fatti. «Vengono a Cagliari perché hanno condiviso con noi il progetto di dare una chance a tanti giovani sardi di talento. Ci danno una mano ecco, perché se dovessero chiedere il cachet normale...».
Luca Marcia, 45 anni, avvocato, è il presidente dell'Accademia fondata nel 2000 col fratello Cristian (48, che è il direttore artistico), famoso musicista e docente di chitarra al Conservatorio “Chopin” di Parigi. «Perché abbiamo lanciato questa iniziativa? Perché non ci si deve dimenticare mai da dove si viene. Cristian, che ha affrontato molti sacrifici per emergere, ha pensato di poter fare qualcosa per tanti ragazzi. E io, quanto all'organizzazione, gli sto dando una mano». La loro è una famiglia semplice, «che gestiva un distributore di benzina a Quartu». Ma a casa la musica si ascoltava, Cristian ha frequentato il Conservatorio, a 18 anni si è diplomato col massimo dei voti ed è potuto partire in Francia per frequentare l'École Normale grazie a una borsa di studio della Regione. Era la metà dei Novanta. Adesso eccolo qui, star della chitarra e insegnante in una prestigiosa scuola di Parigi, che scova talenti e rinforza motivazioni assieme alle stelle internazionali della musica convocate apposta a Cagliari. «I nostri ragazzi - sottolinea Cristian Marcia - hanno così l'opportunità di conoscere e seguire le lezioni di grandissimi maestri che, è bene ricordarlo, vivono tutti all'estero. Anche gli italiani. Se c'è un motivo? Certo, in Italia, la patria della musica e dell'Opera, non c'è attenzione per l'arte». Apposta anche i grandi teatri chiudono, i Conservatori si devono arrangiare coi soldi delle iscrizioni, e il diploma in un qualunque strumento non vale un accidente fuori dai confini nazionali. («Perché? Non c'è l'equiparazione ai sistemi europei - spiega Elisabetta Porrà -. La riforma dei Conservatori come istituti di alta formazione non è compiuta»).
«È il sistema che non va, il percorso didattico fermo agli anni Quaranta: studi sempre con gli stessi docenti e nella stessa classe. Per questo - dice Pietro Ferra, 23 anni, di Cagliari, allievo del corso di violino - alle finali dei premi internazionali difficilmente arrivano gli italiani. Vedi solo russi, giapponesi, coreani». Figlio di un insegnante di chitarra jazz e di una casalinga («mamma ha studiato pianoforte»), dice che con un solo stipendio in casa per la sua famiglia sarebbe un sacrificio pesantissimo mandarlo a studiare fuori. «Servono tanti soldi per poter studiare con grandi maestri. Per questo l'Accademia che stiamo frequentando grazie alla borsa di studio è un'opportunità straordinaria».
È quel che dice anche Eros Usai, 19 anni, cagliaritano, studente di pianoforte, figlio di un tecnico di telefonia e di un'artigiana. Come tanti ha cominciato alle Medie, ha trascorso l'adolescenza sui libri e davanti agli spartiti, di mattina a scuola di pomeriggio al Conservatorio. «Due percorsi di studio insieme. L'ostacolo più grande - racconta - è l'incomprensione di certi insegnanti delle Medie che non sempre tengono in conto i sacrifici di chi studia musica». La motivazione viene messa a dura prova («ho cominciato che eravamo trenta, adesso siamo in dieci»), resiste chi si fa la corazza. «Meno male che ci sono tanti docenti bravi che ci sostengono e ci stimolano a suonare in pubblico».
Resistere resistere resistere. Martina Lampis, 20 anni, di Cagliari, diplomata in flauto, si è riscritta al biennio, «perché studiare fuori costa troppo». Adesso segue la masterclass, una mano santa per conservare fiducia nelle proprie capacità. «Ho frequentato un corso a Milano e lì - racconta - ho visto che c'era un diverso livello di preparazione. Non dipende dalla scuola, è solo che altrove ci sono più opportunità per confrontarsi e crescere». In questo mondo non basta il talento, si arriva in alto con l'esercizio, la tecnica, la cifra personale. È per questo, per trovare un maestro e possibilmente il migliore, che occorrono tanti soldi. I ricchi ce la fanno, gli altri devono sperare nelle borse di studio.
A Cagliari il Conservatorio fa quel che può. Quest'anno ha attivato tre Back grazie alla Regione, ha fatto la convenzione col Comune per i corsi di alfabetizzazione musicale alle Elementari e alle Medie per far lavorare i diplomati, ha assegnato con l'Accademia trenta borse di studio e sta già pensando a un concorso internazionale. «Dobbiamo produrre lavoro - avvisa la direttrice Porrà -. Una scuola che non produce occupazione non serve».
Intanto fino al 3 settembre si studia coi grandi. Per qualcuno ci sarà anche la borsa per frequentare l'École Normale de Musique con cui l'Accademia collabora da otto anni. È la strada percorsa da Anna Tifu, Andrea Tusacciu, Giulio Biddau, Enzo Lai e tanti altri, una ventina almeno. Parigi e i teatri del mondo. «Una cosa va fatta per i nostri ragazzi - dicono Cristian e Luca Marcia -. Dobbiamo aiutarli a conservare la passione».
Piera Serusi