Ricorso dell'Ati che ha vinto la gara e che poi è stata estromessa: «Con noi si risparmia»
Il servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta in città è lontano dall'essere assegnato in via definitiva. Il ricorso al Tar è «matematico», nel caso anche quello «al Consiglio di Stato». Soffiano venti di guerra, giudiziaria, sull'appalto affidato in via provvisoria il 25 agosto alla società De Vizia dalla commissione aggiudicatrice, che ha ribaltato l'esito della gara vinta in primavera da Econord, Genesu, Spurghi e Campidano ambiente: una Ati (associazione temporanea di imprese) che aveva superato i concorrenti grazie a un ribasso economico dell'8 per cento (contro il 5 per cento dell'altra azienda, che però complessivamente aveva ottenuto 1,5 punti in più) su una gara da 236 milioni di euro più Iva.
La volontà di andare in Tribunale e chiedere i danni è certa, il rappresentante legale della Campidano ambiente (l'ingegnere Francesco Bonfiglio) ha incaricato gli avvocati di studiare la pratica. Domani sarà inoltrata al Comune di Cagliari una richiesta di sospensione del procedimento in autotutela. Al centro della diatriba c'è la parte di investimento dedicata alla sicurezza sul lavoro: 500 mila euro, cifra «indeterminata» secondo la De Vizia. Era da sborsare ogni anno per tutti i sette anni del contratto, o era una somma da concedere una tantum? Su questo punto la società seconda in graduatoria aveva chiesto chiarimenti. Sei giorni fa la commissione ha ritenuto sussistere una «carenza di certezza» e ha ribaltato il risultato della gara.
La Campidano ambiente ha ammesso l'errore iniziale sulla incertezza, cui però avrebbe posto rimedio: «Abbiamo prodotto 200 pagine sull'argomento», spiegano dall'azienda, «specificando che i 500 mila euro erano annuali. La Commissione ci ha chiamati per un'audizione privata, abbiamo dimostrato che non potevano essere settennali e ha scritto e verbalizzato che erano per ogni anno. Non si può essere estromessi così». Inoltre «con noi i cagliaritani pagherebbero 6,3 milioni di euro in meno di tasse», cioè la differenza tra i due ribassi d'asta: «Noi l'8 per cento, loro il 5. Circa 900 mila euro all'anno». (an. m.)