Kermesse nei parcheggi dello stadio
Le truppe del vecchio borgo Sant'Elia sono al lavoro da presto. Alle 9 i parcheggi tra i Distinti dello stadio e il mercato civico sono già arredati con sedie, transenne e baracche d'ordinanza per la sesta Sagra del pesce. Muggini, orate, calamari e vino a volontà. Un appuntamento diventato imperdibile per i buongustai, che quest'anno l'associazione di volontari del rione ha organizzato di fronte al tempio rossoblù perché non sono ancora conclusi i lavori di sistemazione della piazza adiacente al Lazzaretto, dove si sono svolte le precedenti edizioni.
LA SAGRA Il sole picchia nell'anello esterno dello stadio. Qualche podista temeraria fa jogging mentre i volontari dell'associazione sistemano le ultime sedie e collegano friggitrici e frigoriferi all'energia elettrica. «Non vogliamo fare brutta figura, abbiamo recuperato un gruppo elettrogeno da 180 chilowatt», dice Marcello Di Martino che tutti nel borgo chiamano Didi. «Quest'anno grazie alla collaborazione di decine di persone, soprattutto donne, del rione abbiamo voluto fare le cose in grande». Ma quanto costa realizzare la sagra del pesce? «Tra sponsor, offerte e contributi degli enti abbiamo stanziato circa 25 mila euro», afferma Vladimiro Murgia, punto di riferimento dell'associazione. «A ogni edizione aumentano i problemi e gli intoppi burocratici. Ma è giusto così, quando c'è in gioco la salute delle persone non si può scherzare. Abbiamo tutte le autorizzazioni richieste dalla Asl e gli ispettori si sono già fatti vivi. Magari un po' più di velocità nel rilascio dei documenti ci avrebbe permesso di arrivare con calma al giorno della festa. Ma pazienza. Inoltre - continua Murgia - abbiamo dovuto fare di necessità virtù, trasferendoci nel piazzale dello stadio. Non sono stati ancora conclusi i lavori e la piazza tra il campo di calcio del borgo e il Lazzaretto è inagibile. L'area è meno scenografica ma almeno lo spazio è più ampio».
LA CAMBUSA Gli organizzatori hanno preferito abbondare: 700 chili di muggini, 700 di frutta mista, 300 di risotto alla pescatora, 200 di polpa di granchio, 500 chili di angurie, 100 di pane e 300 litri di vino. «Rigorosamente bianco, con il pesce è la morte sua», sentenzia Didi Di Martino.
IL MENU Prezzo politico per il menu. Risotto alla pescatora (per la prima nella sagra), frittura mista con calamari, gamberi e mangiatutto, spigole e muggini arrosto, polpa di granchio, pinzimonio. Per chiudere anguria, melone, acqua e vino. Tutto per una somma abbordabile: 5 euro. «Un'offerta ricchissima a basso costo, al ristorante non basterebbero 25 euro per lo stesso pasto. L'importante è coprire le spese», dice Di Martino. «Perché lo facciamo? Semplice: vogliamo far divertire la gente, offrire pietanze genuine e contribuire alla rinascita del borgo».
Andrea Artizzu