Sant'Agostino
È stato uno dei primi migranti algerini approdato in Sardegna. Nel 504 Fulgenzio di Ruspe porta a Cagliari il corpo di Agostino, sottratto ai Vandali e scampato all'incendio e alla distruzione di Ippona. Degli oltre due secoli cagliaritani di questo gigante della fede e della cultura universali, prima che nel 722 venisse traslato a Pavia, testimoniano la cripta e, soprattutto, la chiesa in Marina, entrambi in condizioni indecorose.
La cripta del largo Carlo Felice, oggi nascosta e inglobata nel palazzo Accardo, è quanto resta della chiesa e convento degli Agostiniani, edificati nel XV secolo, in stile gotico sulla grotta romana che custodiva il corpo reliquiale del dottore della Chiesa. L'intero complesso venne demolito perché di ostacolo al rifacimento delle mura voluto da Filippo II di Spagna. Che finanziò, a titolo di compensazione, la costruzione di un nuovo tempio nel rione della Marina, ancor oggi visitabile.
L'ipogeo, chiuso e sconosciuto, è paradossalmente oscurato e ignorato proprio in uno dei punti di passaggio più calpestati. Poco nobile il destino della chiesa in Marina, unico e mirabile esempio di rinascimento, con chiare impronte bramantesche, ma cantiere sempre aperto, dove tutto sa di precario e di polveroso.
La Cagliari che seppe accogliere i vescovi nordafricani in esilio e custodire gelosamente le sacre reliquie del Santo delle “Confessioni”, una delle pietre miliari della teologia e della dottrina cristiana, è la stessa che oggi custodisce questo imbarazzante deposito, di cui - pare - non sappia cosa farsene. (paolo matta)