Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Santa Gilla, nuove regole per gestire lo stagno

Fonte: La Nuova Sardegna
26 gennaio 2009

DOMENICA, 25 GENNAIO 2009

Pagina 1 - Cagliari

Ispezione della Regione rivela che il sistema di concessione si basa su criteri superati



Cento miliardi di vecchie lire furono spesi negli impianti: funziona solo lo stabulario



Il contratto è scaduto la proroga è soltanto fino ai nuovi indirizzi

CAGLIARI. Cento miliardi di vecchie lire spesi in impianti negli anni Novanta non sono bastati per impedire che, nello stagno di Santa Gilla, dopo un decennio di gestione consortile, i pescatori si facciano dispettucci appiccando fuoco a un attrezzo, il muletto, comprato in forma privata da alcuni e, forse, preteso anche da altri (è successo cinque notti fa). Tra giugno e novembre 2008 la Regione ha condotto una ricognizione in tutti gli stagni sardi e per quasi tutti s’è deciso di promuovere azioni positive che diano impulso a un settore altrove diventato un’industria fiorente.
Servono leggi che rifondino il sistema e mettano i pescatori nella condizione di crescere professionalmente, migliorare le produzioni, andare sul mercato nazionale e internazionale. Così il 30 dicembre la giunta regionale ha deliberato la proroga delle concessioni, Santa Gilla compresa e, con un atto successivo, ha sospeso tutte le procedure avviate dall’ufficio pesca dell’assessorato all’Agricoltura per rinnovare i contratti in scadenza ai concessionari che lo chiedevano. Due provvedimenti varati con due scopi distinti: da un lato non lasciare le lagune senza gestione, dall’altro non rinnovare concessioni secondo uno schema che in dieci anni ha dimostrato molti limiti. Le lagune sarde stentano a diventare industria: non ci si consorzia per comprare i materiali tutti assieme, non ci si unisce per aggredire il mercato con qualità e quantità del prodotto, non si avviano attività collegate alla pesca. A volerla vedere da un altro punto di vista: non si crea lavoro. Fin qui le considerazioni per quasi tutta la Sardegna (qualche laguna felice, però, c’è).
Santa Gilla rientra nella lista degli stagni da rilanciare, ma in uno scenario diverso: non si parte dal nulla. La laguna infatti era stata attrezzata per diventare una fabbrica possente: schiuditoio, stabulario, un laboratorio per i biologi marini, gli esperti di itticoltura, i bracci per regolare il flusso dell’acqua salata. Un ettaro di superficie era stata preparata per la gambericoltura e c’erano grandi speranze di coltivare «sa cocciula niedda», la buonissima arsella autoctona. La gambericoltura che pure aveva dato prodotti apprezzati non si fa più, soltanto lo stabulario è stato avviato dal consorzio di cooperative che gestisce Santa Gilla dal 25 novembre 1998, il resto si sta sfarinando in ruggine. Così quando l’assessore regionale all’Agricoltura Francesco Foddis ha visitato la laguna e ha incontrato i rappresentanti del consorzio, questi gli hanno spiegato che un grosso problema resta la salinità dell’acqua: il ricambio non è ottimale, senza i lavorieri in funzione si va a seconda delle maree e delle condizioni metereologiche. L’alluvione del 22 ottobre ha fatto danni anche qui che si sono sommati a quelli di un altro manufatto tecnico dello stagno: il canale attorno alla laguna studiato per raccogliere tutte le acque di risulta che sboccano nello stagno attraverso i fiumi e che per anni sono state causa di inquinamento (assieme alle scorie industriali). I reliquati delle industrie sono stati più volte cercati attraverso analisi e non ne sono stati trovati, se non alcuni e sotto i livelli di guardia, invece il canale non sempre tiene e gli sversamenti nella laguna ci sono stati più volte. Poche o molte non importa: il canale e la laguna dovrebbero essere impermeabili l’uno per l’altra. La volontà di cambiare in qualche modo è stata espressa dallo stesso consorzio: di recente, i rappresentanti hanno dichiarato per lettera all’ufficio pesca dell’assessorato di essere disponibili a semplificare l’amministrazione interna formando (finalmente) una cooperativa unica di base. Adesso il consorzio è, appunto, un insieme di coop. Una grande domanda potrebbe essere questa: come si è arrivati a mandare in rovina i super impianti di Santa Gilla? Il consorzio di sicuro non aveva la forza economica per fare le cose in grande: un pia, piano integrato d’area, con finanziamenti divisi tra Unione europea, Regione e consorzio pescatori, è rimasto sulla carta per le difficoltà di quest’ultimo. La strategia della Regione sembra perfino semplice: avviare una sorta di tutoraggio sugli aspetti organizzativi e di finanziamento per quelli economici con l’obbiettivo di mettere i pescatori sardi e di Santa Gilla in relazione con le professionalità ormai necessarie per tenere in piedi un settore come la pesca e quindi mettere in piedi un’organizzazione di tipo industriale. Naturalmente, una prospettiva del genere esclude che Santa Gilla resti in parte una terra di nessuno. L’abusivismo resiste: ancora ci sono capanne non del consorzio nella sponda di Elmas. Pietro Tandeddu è il capo di gabinetto dell’assessorato all’Agricoltura: «Tempo addietro la Provincia fece una nota in cui si chiedeva di verificare se ci fossero spazi per i pescatori di Assemini e di altre aree, forse attorno allo stagno ci sono troppe aspettative, ma non c’è dubbio che questo tema andrà posto». Sul da fare: «C’è da verificare come usare cinque milioni di euro per fare società ittiche con la partecipazione pubblica che introduca figure professionali e strategie di gestione: un aiuto ai pescatori per agire sulle fasi della produzione, a cominciare dalla lavorazione del pesce fino alla commercializzazione. Poi ci sono i fondi stanziati dall’ assessorato all’Ambiente per il risanamento, di concerto con Province e Comuni coi quali individuare le opere da fare». E’ chiaro che non c’è molto tempo prima delle elezioni, l’impegno è rinviato. Sul tavolo della prossima giunta regionale arriverà la ricognizione negli stagni sardi e la bozza sui nuovi criteri per affidare le concessioni e sulla promozione di un sistema di tipo industriale nell’ecosistema delle lagune.