STAMPACE. L'intervento nell'ex convento di via Mameli costerà tra i due e i tre milioni
Abbandonato da anni dopo essere stato anche un deposito e un parcheggio di auto, il chiostro dell'ex convento di San Francesco è un rudere dal fascino intatto ma la cui antica bellezza è quasi scomparsa, nascosta sotto intonaci recenti e solai in cemento che nulla hanno a che spartire coi materiali originari. Così, proprio questo sarà il punto di partenza dell'imminente intervento di ripristino dell'immobile, che abbraccia oltre 2 mila metri quadrati tra il Corso Vittorio Emanuele, via Sassari, via Angioy e via Mameli: riportare alla luce l'antico splendore dell'edificio «rispettandone la natura», giurano i diretti interessati. Cioè i muri, gli ingressi, i pavimenti, le arcate, le volumetrie esistenti oggi e un tempo.
Due gli ingressi, dal Corso (al civico 60, dove si trova un grande portone chiodato) e da via Mameli. Sarà questo l'accesso principale dopo l'abbattimento dell'attuale muro in blocchetti: da qui si potranno percorrere a destra e sinistra i vecchi corridoi del chiostro, coperti dalle volte gotiche originarie, mentre al centro resterà il giardino con intatto il vecchio pozzo e all'interno sorgerà un museo. Saranno presenti un piccolo bar e un locale destinato alla vendita dei libri legati alle mostre. Al piano superiore, cui si accederà attraverso una sola scala, sarà ricavato un mini alloggio per il custode. Un camminamento porterà a una terrazza.
Si calcola che l'intervento costerà tra i 2 e i 3 milioni di euro alla società Colors srl dell'imprenditore Carlo Scano, che ha acquistato il complesso nel 2012. Quel che ne restava: nei decenni precedenti la chiesa e il resto del chiostro sono stati inglobati da palazzi, negozi di stoffe e libri. Anche da ristoranti e pub, dove le coperture sono state rifatte, i capitelli trasformati in porta lumi e parte della cripta utilizzata come sala bar e per dj.
L'intervento di restauro ha avuto l'approvazione di Comune e Soprintendenza, i lavori potrebbero cominciare subito ma saranno lunghi. Almeno un anno, forse più, per restituire alla città uno spazio che pochi conoscono. Il complesso fu acquistato dai Francescani nel 1275 nel rispetto della divisione tra ordini religiosi: loro a ovest, i Domenicani a est, a Villanova. Era in stile gotico catalano, si entrava da via Mameli. Nella chiesa, che cominciava dove oggi c'è il civico 54 ed era più alta del livello attuale degli attici, si trovava il sarcofago in pietra della marchesa Violante Carroz di Quirra, che visse nel XV secolo e lì aveva trascorso i suoi ultimi anni in clausura per aver fatto uccidere il cappellano di corte, che contrastava un suo rapporto extraconiugale.
Il convento fu chiuso nel 1861 per la nuova legge sulla soppressione degli ordini religiosi, ma già nel 1828 il ministro degli Interni aveva cercato di realizzarvi l'ospedale Civile. Nel 1862 fu trasformato in caserma dei carabinieri, poi il primo novembre 1871 un fulmine colpì il campanile causando danni irreparabili. Il Comune ne ordinò la demolizione ma il ministro della Pubblica istruzione ne dispose la conservazione, finché nel gennaio 1875 l'umidità fece crollare gli archi delle cappelle e le travi del tetto. Nel febbraio 1877 lo Stato autorizzò il Demanio alla vendita. La chiesa fu chiusa nel gennaio 1967 e smantellata. Numerosi dipinti sono esposti alla Pinacoteca nazionale di Cagliari. Ha ospitato anche la sede del Psd'Az.
Andrea Manunza
Il via libera del Comune
L'assessore Frau:
«La sua funzione
sarà culturale»
Il chiostro dell'ex convento di San Francesco «è di proprietà privata», e se l'imprenditore «vuole investire per inserire nel circuito culturale un bene dimenticato, in abbandono e in disfacimento a causa del tempo», è «positivo». L'assessore comunale all'Urbanistica Paolo Frau dà il via libera all'intervento della società Colors srl dell'imprenditore Carlo Scano sull'immobile. Da tempo del resto lo stesso Comune e la Soprintendenza hanno accolto positivamente il progetto preparato per oltre un anno dallo “Studio Professionisti Associati” di Antonello Cabras, Aldo Vanini, Carlo Caredda e Massimo Faiferri.
Interventi sui quali hanno espresso dubbi le associazione ecologiste Amici della Terra e Gruppo di intervento giuridico e che invece l'esponente della Giunta Zedda valuta con soddisfazione. «La società propone di recuperare i locali per poi consentirne un uso non solo personale ma pubblico, con una funzione culturale», sottolinea Frau, «e tutto è stato studiato con gli enti che si occupano della tutela dei beni storici. Saranno mantenuti la struttura architettonica, antica, e gli affreschi di un'altra epoca che col tempo hanno assunto valore storico, come quelli creati quando c'era la sede del Psd'Az. Ci saranno laboratori e una foresteria, ma il grosso dell'intervento riguarderà il recupero della parte destinata al museo e alle esposizioni di opere d'arte pittoriche e scultoree». Qualche incertezza sui tempi: «Gli uffici valuteranno quanto un intervento simile sia conciliabile con il Piano particolareggiato del centro storico, la cui adozione è prevista entro l'anno». (an. m.)