Il Poetto e i piccoli paesi amati dal cineasta oristanese
di Fabio Canessa
.Sta per terminare le riprese del suo nuovo film, con protagonista Francesca Neri. Nell'attesa degli ultimi ciak Peter Marcias si gode qualche giorno di vacanza in Sardegna. A Cagliari la città dove il regista - nato a Oristano (i genitori sono di Uras) - è cresciuto e torna appena può quando gli impegni non lo trattengono a Roma. Da tanti anni ormai il regista sardo vive e lavora nella Capitale, ma l'isola la porta sempre nel cuore. Impossibile da dimenticare. Cagliari e l'Oristanese, prima di tutto, ma più in generale la Sardegna nella sua interezza. Vista da fuori, da chi per seguire la propria strada ha scelto di lasciarla, l'isola appare davvero come una grande madre senza limitazioni provinciali. Forse anche per questo l'itinerario suggerito da Peter Marcias non si limita a una piccola fetta del territorio regionale, ma segue diverse vie e abbraccia prima della costa e del mare i paesi dell'interno e le principali città.
Il piacere del silenzio. «La Sardegna che ritengo di consigliare è prima di tutto quella di alcuni paesi che ho visitato, conosciuto e che trovo molto belli. Non la Sardegna del mare». Una scelta controcorrente quella del regista. D'altronde lo sguardo attento alla diversità è una delle caratteristiche del cinema di Marcias che ama anche muoversi tra i generi. Film di finzione, animazione e documentari, come il recente lavoro “Tutte le storie di Piera” che rende omaggio alla grande attrice Piera Degli Esposti. «Luoghi come Gavoi, Bitti, Borore, Lanusei, Sarule, Orroli, Arborea, Santa Giusta - continua il regista - dove il mix tra territorio, cibo e cultura da un grande appagamento. Mi piace in particolare il silenzio, sembrano dei set prima dell'arrivo delle troupe che creerà il caos assoluto. Mi capita spesso di immaginare storie per un film, “vedere” personaggi che si muovono tra le suggestive vie di quei piccoli paesi. Adoro poi visitare i piccoli negozi, le botteghe artigiane, le macellerie. Consiglio di acquistare prodotti del posto e gustarli a casa al rientro, non in viaggio seduti in aeroporto in attesa di partire. Vanno assaporati insieme al ricordo».
Un cappuccino al centro. Un viaggio alla scoperta della bellezza dei piccoli paesi dell'isola, non esclude una visita nelle città principali. Non solo il Capoluogo: «Consiglio di andare oltre che a Cagliari, anche a Oristano, a Sassari, a Nuoro. Mi piace molto in queste città camminare e fotografare gli angoli più originali. E poi andare nei bar del centro a bere cappuccini e fare le classifiche. Devo ammettere che ho già una lista che prima o poi renderò pubblica». Se Cagliari è già entrata prepotentemente nei suoi film (anche animata nel corto “Il mondo sopra la testa”), Marcias non esclude che le altre città in futuro possano diventare set per altri progetti. E rivela di avere già qualche idea: «A Sassari in particolare, città elegante e composta che da subito emana cultura, mi piacerebbe girare un musical con al centro la tematica del cibo. Quasi un omaggio al capolavoro del regista Ang Lee “Mangiare bere uomo donna”, un viaggio attraverso la celebrazione del gusto e l'esaltazione dei sensi. Prima o poi speriamo di riuscirci».
La magia del Poetto. «Mi capita spesso di dare informazioni della mia Sardegna quando sono a Roma, dove vivo e lavoro la maggior parte dell'anno, o in giro per il mondo. Partono tutti con la domanda sulle spiagge più belle, ma per me il mare della Sardegna è il Poetto, il litorale di Cagliari dove andavo da adolescente e vado ancora adesso quando sono in città». La visione del mare di Peter Marcias non è però quella semplice da turista o comunque da appassionato di abbronzatura e nuotate. «Un posto magico, perché strapieno di umanità di ogni tipo, luogo del popolo comune che in attesa dell'arrivo dell'autunno “guarda” il mare, contempla il tempo e soprattutto chiacchiera». In quei luoghi il regista ci ha portato anche la macchina da presa: «Ci ho girato spot, documentari, ma sono affezionato soprattutto ai finali dei miei film “I bambini della sua vita” e “Dimmi che destino avrò”. Entrambe le scene sono nate per caso, mi è venuta l'ispirazione sul posto prima del ciak. Tutte le volte ho pensato: ecco questo è il finale. Mi capita più volte anche in inverno, quando rientro per Natale e Pasqua di fare un giro più lungo per vedere il Poetto sotto la pioggia. Insomma, una grande passione».