LA CRISI. I sindacati chiedono investimenti per rilanciare l'occupazione giovanile
Rapporto Svimez: aumenta ancora divario tra Nord e Sud Un'economia a due facce e due velocità: da una parte il Nord, in lenta ma costante crescita dopo sei anni di recessione. Dall'altra il Meridione, non solo incapace di rispondere agli effetti della crisi, ma sempre più in ritardo rispetto alle realtà settentrionali. Nel mezzo la Sardegna, con il Pil in picchiata e la magra consolazione di avere sotto di sé cinque regioni più disastrate nella classifica nazionale del benessere. È questo il quadro emerso dal rapporto 2014 dello Svimez, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno. Nel Sud la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.845 euro) e la Sardegna (18.620) si piazza appunto sestultima, non tanto lontana dal fanalino di coda Calabria, con 15.989 euro.
Michele Carrus, segretario generale della Cgil interpreta il divario tra Nord e Sud come «speculare al grave ritardo di sviluppo della Sardegna, i cui indicatori economici, peggiorati ulteriormente in questi anni di crisi, confermano il gap infrastrutturale, sia materiale che immateriale, con il resto del Paese». Oriana Putzolu, numero uno della Cisl sarda punta tutto sull'occupazione. «La mancanza di lavoro è la madre di tutte le emergenze, tra il 2012 e il 2013 la disoccupazione ha sfiorato il 20% e 33 giovani su 100, tra 15 e 34 anni, non lavorano, non studiano e non svolgono attività formative». Ma le brutte sorprese potrebbero attenderci anche nel dopo crisi. «I dati dimostrano che i sardi sono tra i più poveri in Italia», conferma Cristiano Ardau, segretario della Uil-Tucs Sardegna «con la conseguenza che sarà per noi più difficile uscire dalla crisi. Inoltre nessuno può ipotizzare quale ridistribuzione della ricchezza ci sia stata in questi anni. Finita la crisi, potremmo ritrovarci più poveri senza saperlo».
Nel panorama nazionale il segno meno risparmia soltanto il Trentino alto Adige con un Pil in crescita dell'1,3%. L'Isola, sebbene in calo del 4,4%, può ritenersi fortunata se paragonata a Molise e Basilicata per le quali la flessione è a doppia cifra.
Sulle soluzioni da adottare i sindacati sono concordi: si deve investire. «Dalla crisi si esce se il Paese è compatto», osserva Carrus. «Occorre perciò invertire subito la tendenza e orientare risorse, interventi strutturali e politiche di coesione per riequilibrare il sistema». E i «360 milioni aggiuntivi al bilancio regionale», suggerisce la Putzolu «devono essere destinati alle politiche occupazionali giovanili». Sono ricette «già presenti nella piattaforma confederale per il settore dei servizi di Cgil, Cisl e Uil», conclude Ardau. «Ci vuole un cambio di rotta prima che sia troppo tardi».
Luca Mascia