I dati della ricerca condotta dall'ufficio studi Fipe-Confcommercio e Format Research
Il 38% dei vacanzieri preferisce assaggiare cibo e piatti tipici
I curiosi, gli spensierati, i parsimoniosi. E poi gli sregolati, quelli del panino e della bibita ad oltranza, delle patatine con una cascata di maionese che in vacanza abbandonano qualsiasi freno inibitorio e si danno al disordine alimentare. La sintesi del turista scapestrato sta tutta nel motto: si magia quando si può e tutto ciò che si desidera. Ben diverso, insomma, da chi sceglie di scoprire i piatti tipici dei luoghi scelti per le ferie, la cultura culinaria delle città, delle regioni che per un breve o lungo periodo di vacanze diventeranno la loro casa.
LO STUDIO A spiare sulle scelte dei turisti d'oltre mare e d'oltralpe che sbarcano nell'Isola e naturalmente in città sono stati l'ufficio studi Fipe-Confcommercio di Cagliari e Format Research. È loro l'indagine sui comportamenti di consumo e stili di acquisto alimentari degli italiani realizzata su un campione rappresentativo della popolazione di età superiore ai diciotto anni. Studio che ha intanto messo in luce una verità assoluta: il 52 per cento degli italiani cambia le proprie abitudini in vacanza. Confcommercio ha poi suddiviso in quattro settori gli stili alimentari dei vacanzieri. Appunto i curiosi, gli spensierati, quelli più attenti al portafoglio, almeno per quel che riguarda il cibo, e infine i turisti senza regole quando arriva l'ora di pranzo o cena.
IL DIRETTORE «Questi ultimi - spiega il direttore di Confcommercio, Giuseppe Scura - considerano il cibo come aspetto che caratterizza la cultura dei luoghi visitati. Per lo più sono persone di età superiore ai 45 anni che sperimentano e sono felici di scoprire i legami tra alimentazione e stili di vita e abbandonano le proprie abitudini per calarsi in quelle del territorio che li ospita». Secondo l'indagine rappresentano il 38 per cento della popolazione italiana e provengono dal nord Italia. «La predominanza è maschile».
I GUSTI Spensierati sono gli amanti della buona cucina. In vacanza si concedono pranzi e vene in ristoranti dove desiderano essere coccolati . «E impostano il periodo di ferie all'insegna del recupero psicofisico», dice ancora Scura. Qui sono le donne oltre i 45 anni a rappresentare il campione che si attesta sul 18 per cento della popolazione.
Poco cibo nei pensieri di quei turisti indicati come parsimoniosi che hanno scelto Cagliari e Sardegna come meta per le loro vacanze. Gli obiettivi, per questa categoria, sono il relax e il divertimento. Scelgono di spendere non a tavola ma prediligono i fast-fodd. I quarantacinque anni sono il tetto massimo della loro età, dominano gli uomini e arrivano dal centro-sud dello stivale. Un segmento di popolazione pari al 31,1 per cento. E ancora dal centro-sud arriva quel 12,8 per cento di turisti senza regole alimentari. «Con questa indagine - spiega Confcommercio - si delineano anche nelle destinazioni turistiche segmenti di offerta profondamente differenti: uno informale e poco attento alla componente food per una clientela giovanile, l'altro più orientato a una proposta alimentare di qualità per una clientela più adulta».
LA SCELTA Una cosa è certa. La maggior parte dei viaggiatori pensa alla dieta salutare rispettosa delle tradizioni. Così nei ristoranti cagliaritani e più in generale sardi, piatti e ricette della tradizione restano i più gettonati. «In città e provincia il fenomeno non si discosta dal dato nazionale se non per una maggiore propensione al consumo dei giovani nelle località di villeggiatura. Il vino nei ristoranti la fa da padrone. Rosso e freddo». Con la pizza la birra resta la più amata e per il dopocena, nel sud Sardegna cresce la richiesta di drink e cocktail. La cena resta per i viaggiatori il momento ideale per frequentare ristoranti. Dove si vogliono trovare professionalità e cura nel servizio.
Andrea Piras